Replica a Sky per la trasmissione andata in onda il 15 marzo 2018 dal titolo “Schiavi di una setta”.

Cara Direttrice,

L’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai chiede immediata rettifica, riservandosi in ogni caso di adire le competenti autorità giudiziarie, a tutela della propria immagine e dei suoi circa 87mila membri in relazione alla trasmissione “Schiavi di una setta”, andata in onda il 15 marzo 2018 e condotta da Helga Cossu, in occasione della quale la Soka Gakkai è stata definita da uno degli intervistati, senza alcun contraddittorio, come “una setta occulta che si autodefinisce religione, una setta nipponica, la più ricca, potente e pericolosa al mondo” e che ha “ottenuto il riconoscimento dello Stato italiano come religione e l’8 per mille grazie a un accordo e a una legge passata in Parlamento in modo proditorio”.

Queste gravi affermazioni, che ledono il nome e l’immagine dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai e dei suoi aderenti, sono state mandate in onda senza alcun contradditorio da parte dell’Istituto che non è stato invitato a parlare, né è stato in alcun modo informato della trasmissione da parte dell’emittente.

L’intervistato ha potuto pronunciare gravi accuse nei confronti del nostro Istituto, che, per l’appunto, ha siglato un’Intesa con lo Stato Italiano nel 2016 ed è da questo formalmente riconosciuto come religione, senza che la redazione o la conduttrice della trasmissione abbiano effettuato una dovuta e accurata verifica di quanto sostenuto dal Sig. Occhiello, che ha fondato l’Associazione Italiana Vittima delle Sette, rifiutandosi di fornire il numero degli iscritti a questa associazione, dato necessario per comprenderne l’effettiva rappresentatività. L’intervistato ha motivato il proprio rifiuto asserendo di dover proteggere gli iscritti, per quanto sia evidente che un dato numerico e, dunque, anonimo non possa in alcun modo pregiudicare gli interessi delle presunte vittime. Anche su tale aspetto il Sig. Occhiello non è stato per nulla sollecitato dalla conduttrice. Viene, allora, da chiedersi sulla base di quali fatti e prove siano state considerate veritiere le sue affermazioni, tanto da farlo parlare senza possibilità di replica del nostro Istituto che conta 87mila aderenti.

Smentiamo inoltre decisamente l’affermazione secondo cui “la Soka Gakkai è fuori legge in Francia, in Grecia e quasi in Germania, sottoposta a severi controlli in altre nazioni europee” così come l’affermazione, invero inconsulta, di uno “strettissimo rapporto tra setta e sesso soprattutto all’interno della Soka Gakkai”.

Sebbene smentito in studio da altra ospite su dati e contenuti, non c’è stato alcun contradditorio con una voce ufficiale del nostro Istituto, come stabilito dalla normativa che regola la professione giornalistica e il reato di diffamazione a mezzo stampa.

Stante quanto sopra, l’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai chiede un’immediata rettifica con la possibilità di essere ospitato ufficialmente con i suoi rappresentanti in una trasmissione equivalente a quella diffamatoria mandata in onda, ferma restando ogni riserva in merito alla tutela del proprio nome e della propria immagine dinanzi le sedi competenti.

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