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99. Ammonimento contro l’attaccamento al proprio feudo

RSND, VOLUME I

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Minobu, 1277. Indirizzata a Shijo Kingo

La tua lettera, datata il venticinquesimo giorno dello scorso mese, mi è arrivata il ventisettesimo giorno dello stesso mese, all’ora del gallo [dalle diciassette alle diciannove]. Leggendo la lettera ufficiale [nella quale ti viene ordinato di inoltrare un giuramento scritto in cui rinunci alla tua fede nel Sutra del Loto], e la tua promessa solenne di non sottoscrivere un simile giuramento, ho sentito che era una cosa rara e fragrante quanto vedere l’udumbara in fiore o annusare il rosso bocciolo del sandalo.

    Shariputra, Maudgalyayana e Ma­ha­ka­shya­pa erano grandi arhat che avevano ottenuto le tre facoltà conoscitive e i sei poteri sovrannaturali. Per di più essi erano bodhisattva che, grazie al Sutra del Loto, avevano ottenuto il primo stadio di sviluppo e il primo stadio di sicurezza, cioè la comprensione della non nascita e della non estinzione di tutti i fenomeni. Tuttavia, persino loro non si ritennero in grado di sopportare le grandi persecuzioni che avrebbero accompagnato la propagazione del Sutra del Loto nel mondo di saha durante l’Ultimo giorno della Legge e rifiutarono di assumere questo compito. Come potrebbero allora le persone comuni dell’Ultimo giorno, che non hanno ancora sradicato le tre categorie di illusione, diventare devoti di questo sutra?

      Io, Nichiren, ho potuto resistere ad attacchi con bastoni di legno, cocci e sassi, all’umiliazione e alla persecuzione delle autorità, ma come possono fare lo stesso i credenti laici, che hanno moglie e figli e sono ignoranti di Buddismo? Forse per prima cosa avrebbero fatto meglio a non convertirsi. Se dovessero dimostrarsi incapaci di mantenere la loro fede fino in fondo, e l’abbracciassero solo per un breve periodo, sarebbero derisi dagli altri. Pensando a questo, ho provato pietà per te. Tuttavia, durante le ripetute persecuzioni e le due sentenze di esilio, tu hai dimostrato una grande fermezza1. Questo senz’altro è ammirevole, ma adesso, nonostante le minacce del tuo signore, tu hai promesso per iscritto di mantenere la tua fede nel Sutra del Loto anche a costo di perdere i tuoi due feudi. Non trovo parole sufficienti per lodarti.

        Il Budda si domandava se persino dei bodhisattva come Virtù Universale e Manjushri sarebbero stati in grado di propagare il Sutra del Loto nell’ultima epoca e pertanto affidò i cinque caratteri di Myoho-renge-kyo a Pratiche Superiori e alle altre tre guide dei bodhisattva emersi dalla terra numerosi come i granelli di polvere di mille mondi. Adesso, riflettendo sul significato di tutto questo, mi domando se il Bodhi­sattva Pratiche Superiori abbia preso possesso del tuo corpo per assistermi lungo la via. Oppure potrebbe essere opera del Budda Shakyamuni, il signore degli insegnamenti.

          Il fatto che quei vassalli [che ti odiano] stiano diventando ancora più arroganti è sicuramente effetto degli intrighi dei preti Ryokan e Ryuzo. Se tu dovessi scrivere un giuramento in cui abiuri la tua fede, diventerebbero solamente più arroganti di prima e certamente lo racconterebbero a chiunque incontrassero. E a quel punto ai miei discepoli di Kamakura verrebbe data la caccia fino a non farne rimanere nemmeno uno.

            È nella natura delle persone comuni non sapere cosa le aspetta in futuro. Quelli che hanno una piena comprensione di tali questioni sono chiamati saggi o santi. Tralasciando gli esempi del passato, ne citerò uno attuale. Il signore di Musashi2 rinunziò a entrambi i suoi territori per diventare un prete laico. Ho udito che, alla fine, egli abbandonò le sue numerose tenute, lasciò figli, figlie e moglie, e si isolò dal mondo. Tu non hai figli né fratelli su cui si possa contare. Hai solo i tuoi due feudi. Questa vita è come un sogno, nessuno può esser certo di vivere fino a domani. Anche se tu dovessi diventare il più misero dei mendicanti, non disonorare il Sutra del Loto. Dato che comunque sarebbe uguale, non lasciar trasparire il tuo dispiacere. Come tu stesso scrivi nella tua lettera, devi agire e parlare senza il minimo accenno di servilismo. Il servilismo e l’adulazione servirebbero soltanto a danneggiarti ulteriormente. Anche se i tuoi due feudi dovessero essere confiscati o tu dovessi essere cacciato, pensa che questo è dovuto all’opera delle dieci fanciulle demoni, e affidati a loro senza alcuna riserva.

              Se io, Nichiren, invece di essere esiliato, fossi rimasto a Kamakura, sicuramente sarei stato ucciso nella battaglia3. Allo stesso modo, poiché rimanere al servizio del tuo signore può risultare a tuo detrimento, potrebbe essere opera del Budda Shakyamuni.

                Ho scritto una petizione4 in tua difesa. Ci sono preti [miei discepoli a Kamakura], ma sono poco affidabili e stavo pensando di inviare Sammi-bo. Però, poiché non è ancora guarito dalla sua malattia, manderò un altro prete5 in sua vece. Chiedi a Daigaku Saburo o a Taki no Taro, oppure a Toki6, di trascrivere in bella copia la petizione quando ne avranno il tempo, e presentala al tuo signore. Se lo farai il problema si risolverà. Non devi avere troppa fretta, al contrario prepara con calma il terreno all’interno del clan. Quanto agli altri, lasciali protestare contro di te finché vogliono. Se poi deciderai di presentare la petizione al tuo signore, questa notizia potrà diffondersi fino a Kamakura e forse raggiungere il reggente stesso. Questo significa cambiare la sfortuna in fortuna.

                  Ti ho già spiegato gli insegnamenti del Sutra del Loto. Le questioni di minor importanza hanno origine dal bene, ma in una questione di grande importanza un grande disastro si trasforma sempre in una grande fortuna. Se la gente leggerà questa petizione, i loro errori verranno certamente alla luce. Tu devi solo dichiarare concisamente: «Io non intendo lasciare il clan del mio signore e restituire il feudo di mia spontanea volontà. Però, se il mio signore dovesse confiscarmelo, mi considererò fortunato in quanto sarà un’offerta al Sutra del Loto».

                    Non devi in nessun caso avere un atteggiamento servile verso il magistrato7. Digli: «Questi feudi non sono un’elargizione del mio signore. Mi sono stati conferiti perché gli ho salvato la vita con la medicina del Sutra del Loto quando era gravemente malato. Se lui me li toglie, la sua malattia si ripresenterà sicuramente e in quel momento, anche se egli dovesse porgermi le sue scuse, io non le accetterò». Dopo aver detto queste parole, prendi congedo senza indugio.

                      Non partecipare ad alcuna riunione. Sii particolarmente prudente di notte, mantieni stretti rapporti con i guardiani notturni8 e serviti di loro. Dovresti sempre farti accompagnare da loro. Se questa volta non verrai scacciato, le probabilità sono nove a uno che i tuoi colleghi samurai attentino alla tua vita. Non morire in modo disonorevole, per nessuna ragione.

                        Nichiren

                          Il settimo mese del terzo anno di Kenji (1277), segno ciclico hinoto-ushi

                            Risposta a Shijo Kingo

                                Cenni Storici

                                Il Daishonin scrisse questa lettera da Minobu, all’età di cinquantasei anni. Il destinatario era Shijo Kingo, fedelissimo discepolo samurai, molto abile nella medicina come nell’arte della spada, che viveva a Kamakura a servizio della famiglia Ema, un ramo del clan reggente degli Hojo. Nel sesto mese del 1277, questi aveva presenziato a un dibattito religioso, a Kuwagayatsu, durante il quale Sammi-bo, un discepolo del Daishonin, aveva sconfitto Ryuzo-bo, un protetto di Ryokan. Alcuni colleghi invidiosi avevano riportato che Kingo avrebbe interrotto il dibattito con la forza. Infuriato, il signore di Ema aveva minacciato di confiscare il suo feudo. In seguito Kingo ricevette una lettera di biasimo da parte del signore di Ema che gli ordinava di sottoscrivere un documento in cui abiurava la sua fede nel Sutra del Loto. Kingo inoltrò questa comunicazione ufficiale al Daishonin, accompagnata da una sua lettera nella quale giurava che mai avrebbe firmato tale abiura.

                                Nichiren Daishonin gli rispose con questa lettera di incoraggiamento e gli inviò anche una petizione per il signore di Ema nella quale difendeva il discepolo, elogiando i leali servigi che aveva reso al suo signore. Questa petizione è intitolata Lettera di petizione di Yorimoto (Yorimoto era parte del nome completo di Shijo Kingo). Non molto tempo dopo, il signore di Ema si ammalò e non poté fare a meno di ricorrere all’aiuto di Kingo. Guarito grazie alle sue cure, recuperò la fiducia in lui e in seguito gli assegnò una proprietà tre volte più grande della precedente.

                                In questa lettera il Daishonin afferma: «Anche se tu dovessi diventare il più misero dei mendicanti, non disonorare il Sutra del Loto», chiarendo un atteggiamento fondamentale nella fede: quello di perseverare, a prescindere dalla propria posizione sociale o dalle avversità che si incontrano, senza mai compromettere la propria integrità come devoto del Sutra del Loto.

                                Note

                                1. Fermezza: l’espressione giapponese è kokorozashi, che letteralmente significa “direzione del cuore”, e quindi, per estensione, cuore che crede, cuore orientato nella direzione corretta, determinazione, volontà, sincerità, premura, sincera intenzione; sta a indicare anche la sincerità dell’offerta e l’offerta stessa. Nichiren Daishonin usa spesso questa espressione come sinonimo di “fede”.
                                2. Signore di Musashi: Hojo Yoshimasa (1242-1281). Ricoprì varie cariche nel governo di Kamakura e nel 1276 raggiunse la posizione di cofirmatario del reggente Hojo Tokimune; “entrambi i suoi territori” sono le province di Suruga e Musashi.
                                3. Battaglia: probabilmente si riferisce al conflitto che scoppiò nel secondo mese del 1272 tra il reggente Hojo Tokimune e il suo fratellastro più anziano Hojo Tokisuke.
                                4. Petizione: Lettera di petizione di Yorimoto, che il Daishonin scrisse al signore di Ema a nome di Shijo Kingo nel sesto mese del 1277. Sembra che in seguito Shijo Kingo non ebbe necessità di inviarla.
                                5. Altro prete: la sua identità è sconosciuta.
                                6. Daigaku Saburo (1202-1286), Taki no Taro e Toki: discepoli di Nichiren Daishonin. Daigaku Saburo, chiamato anche Hiki Yoshimoto, era un insegnante ufficiale di Confucianesimo presso lo shogunato di Kamakura. Si dice che si fosse convertito agli insegnamenti del Daishonin dopo aver letto una bozza di Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese. Anche Taki no Taro sarebbe stato un insegnante di Confucianesimo, ma non si hanno precise informazioni sul suo conto a parte il fatto che era un seguace del Daishonin. Toki o Toki Jonin, era al servizio del signore di Chiba, il conestabile della provincia di Shimosa. Toki Jonin, uno dei principali discepoli del Daishonin a Shimosa, era un uomo di grande erudizione e Nichiren Daishonin gli affidò molti suoi importanti scritti.
                                7. Magistrato: funzionario amministrativo che eseguiva gli ordini ricevuti da un superiore. In questo caso era colui che avrebbe dovuto eseguire l’ordine del signore di Ema.
                                8. Guardiani notturni: probabilmente gli uomini della scorta di Shijo Kingo, che vivevano nella sua residenza. I loro possedimenti erano stati confiscati a causa della loro fede negli insegnamenti del Daishonin. Una versione sostiene che fossero i fratelli più giovani di Shijo Kingo.
                                La Biblioteca di Nichiren
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