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32. Lettera da Sado

RSND, VOLUME I

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Sado, 1272. Indirizzata a Toki Jonin

Questa lettera è indirizzata a Toki, ma deve essere mostrata a Saburo Saemon, al prete laico Okuratonotsuji Juro, alla monaca laica di Sajikie agli altri miei discepoli. Fatemi sapere i nomi dei caduti nelle battaglie di Kyoto e di Kamakura. Inoltre fatemi pervenire per mezzo di chi verrà qui l’antologia di testi non buddisti, il secondo volume di Parole e frasi del Sutra del Loto e il quarto volume del Significato profondo del Sutra del Loto con il relativo commentario, oltre alla raccolta dei documenti in cui sono contenute le opinioni ufficiali e a quella degli editti imperiali.

    Le cose che le persone temono di più in questo mondo sono il dolore del fuoco, il balenare delle spade e l’ombra della morte. Perfino i buoi e i cavalli hanno paura di essere uccisi, non c’è da meravigliarsi che gli esseri umani abbiano paura della morte; perfino i lebbrosi sono attaccati alla vita, a maggior ragione le persone sane. Il Budda insegnò che piuttosto di ricoprire un intero sistema maggiore di mondi con i sette tesori, è meglio offrire al Budda e al sutra [del Loto] il proprio dito mignolo1. Il ragazzo delle Montagne Nevose offrì il suo corpo e l’asceta Colui che Aspira alla Legge si strappò la pelle [per potervi scrivere gli insegnamenti del Budda]. Poiché non c’è cosa più preziosa della vita, se la si dedica a praticare il Buddismo, si consegue sicuramente la Buddità. Chi è pronto a dare la propria vita, perché dovrebbe lesinare altri tesori per la Legge buddista? D’altra parte, chi esita a offrire al Buddismo i propri beni materiali, come potrà dare la vita che ha un valore di gran lunga maggiore?

      Secondo le regole della società, bisogna ricambiare un grande favore anche a costo della vita. Molti guerrieri perdono la vita per il loro signore, forse più di quanti si possa immaginare. Un uomo è disposto a morire per il suo onore, una donna è disposta a morire per un uomo. I pesci vogliono sopravvivere e, deplorando la scarsa profondità dello stagno in cui vivono, scavano buche sul fondo per nascondersi, eppure, ingannati dall’esca, abboccano all’amo. Gli uccelli sugli alberi temono che questi siano troppo bassi e si appollaiano sui rami più alti, eppure, abbagliati dall’esca, si fanno prendere nella rete. Gli esseri umani sono altrettanto vulnerabili. Danno la vita per superficiali cose mondane, ma raramente per i preziosi insegnamenti del Buddismo. Fa poca meraviglia che non conseguano la Buddità.

        Il Buddismo dev’essere propagato con il metodo di shoju o di shakubuku, a seconda dell’epoca. Sono paragonabili alle due arti mondane della penna e della spada. Per tale ragione, i grandi saggi del passato praticarono gli insegnamenti buddisti nella maniera adeguata ai loro tempi. Il ragazzo delle Montagne Nevose e il principe Sattva sacrificarono il loro corpo quando fu detto loro rispettivamente che così facendo avrebbero udito in cambio l’insegnamento, e che dare la propria vita è la pratica del bodhisattva. Ma perché si dovrebbe sacrificare la vita in un periodo in cui non occorre? In un’epoca in cui non c’è carta, dovremmo usare la nostra pelle. In un’epoca in cui non ci sono pennelli, dovremmo usare le nostre ossa. In un’epoca in cui la società onora chi osserva i precetti e pratica il corretto insegnamento e condanna coloro che infrangono o ignorano i precetti, bisognerebbe seguire rigorosamente tutti i precetti. In un’epoca in cui il Confucianesimo e il Taoismo vengono usati per sopprimere gli insegnamenti di Shakyamuni, si deve rischiare la vita per esprimere le proprie rimostranze all’imperatore, come fecero i maestri del Dharma Tao-an, Hui-yüan e il Maestro del Tripitaka Fa-tao. In un’epoca in cui le persone confondono gli insegnamenti hinayana e mahayana, quelli provvisori e quello vero, le dottrine essoteriche e quelle esoteriche, come se fossero incapaci di distinguere le gemme dalle tegole e dai detriti o il latte di vacca dal latte d’asina2, si dovrebbero chiarirne rigorosamente le differenze, come fecero i grandi maestri T’ien-t’ai e Dengyo.

          È nella natura delle bestie minacciare il debole e temere il forte. Gli studiosi contemporanei delle varie scuole si comportano come loro: disdegnano un sapiente senza potere, ma temono i governanti malvagi. Non sono altro che cortigiani servili. Solo sconfiggendo un potente nemico si può dimostrare la propria vera forza. Quando un governante malvagio si allea con preti che sostengono insegnamenti errati, per distruggere l’insegnamento corretto e liberarsi di un uomo sapiente, chi ha un cuore di leone conseguirà sicuramente la Buddità. Così ha fatto Nichiren. Non dico questo per arroganza, ma perché sono animato dalla forte volontà di preservare il corretto insegnamento. Un uomo arrogante sarà sopraffatto dalla paura di fronte a un forte nemico, come il superbo asura che si rimpicciolì e si nascose in un fiore di loto nel lago della Frescura quando fu redarguito da Shakra. Persino una sola parola o frase dell’insegnamento corretto, se è adatta al tempo e alle capacità delle persone, permetterà di raggiungere la via mentre, anche studiando mille sutra o diecimila trattati, non si conseguirà la Buddità se questi insegnamenti non si accordano con il tempo e le capacità delle persone.

            Sono ormai passati ventisei anni dalla battaglia di Hoji3 e quest’anno ci sono stati già due combattimenti4, l’undicesimo e il diciassettesimo giorno del secondo mese. Né i non buddisti né i nemici del Buddismo possono distruggere il corretto insegnamento del Tathagata, ma i discepoli del Budda possono senza dubbio farlo. Come dice un sutra, solo i vermi nati dal corpo del leone stesso possono cibarsene5. Un uomo di grande fortuna non sarà mai rovinato dai nemici, ma può esserlo da coloro che gli stanno vicini. Questo è il «disastro delle lotte intestine» di cui parla il Sutra del Maestro della Medicina. Il Sutra dei Re benevolenti dice: «Quando i santi abbandonano il paese, accadono inevitabilmente i sette disastri». Il Sutra della Luce dorata dice: «I trentatré dèi celesti sono furiosi perché il re lascia che il male dilaghi nel paese senza porvi rimedio». Benché io, Nichiren, non sia un santo, poiché abbraccio il Sutra del Loto esattamente come esso insegna, è come se lo fossi. Inoltre, poiché ho capito da molto tempo come vanno le cose del mondo, ciò che ho predetto in questa vita si è verificato e, perciò, non dovreste mai dubitare nemmeno di ciò che vi ho detto riguardo alle esistenze future.

              «Io, Nichiren, sono il pilastro, il sole, la luna, lo specchio e gli occhi del clan reggente del Kanto6. Se il paese mi abbandona, accadranno inevitabilmente i sette disastri», questo dissi a gran voce quando fui arrestato il dodicesimo giorno del nono mese dello scorso anno. Questa profezia non si è forse verificata dopo soli sessanta giorni e poi dopo centocinquanta giorni? E quegli scontri armati erano solo le prime avvisaglie. Quanti lamenti ci saranno quando apparirà l’effetto completo!

                Gli stolti si chiedono: «Se Nichiren è veramente un sapiente, perché viene perseguitato dal governo?». Ma Nichiren lo aveva previsto da tempo. Il re Ajatashatru uccise il padre e torturò la madre, e per questo i sei ministri reali lo lodarono; Devadatta uccise un arhat e fece sanguinare il Budda, ma Kokalika e altri se ne rallegrarono. Nichiren è il padre e la madre del clan al potere, è come un Budda o un arhat dell’epoca presente; il governante e i sudditi che si rallegrano del suo esilio sono persone veramente squallide. I preti che offendono la Legge, i quali si erano lamentati vedendo rivelati pubblicamente i loro errori, per il momento gongolano, ma alla fine soffriranno non meno di Nichiren e dei suoi seguaci. La loro gioia è come quella di Yasuhira7 quando uccise il fratello minore e Kuro Hogan. Il demone che sterminerà il clan al potere è già entrato nel paese. Questo è il significato del passo del Sutra del Loto: «Demoni malvagi si impossesseranno di altre persone»8.

                  Le persecuzioni che colpiscono Nichiren sono l’effetto del karma formato nelle esistenze passate. Il capitolo “Mai Sprezzante” afferma: «Quando le sue colpe furono espiate»9, intendendo che il Bodhisattva Mai Sprezzante fu insultato e percosso da innumerevoli persone che disprezzavano la Legge, a causa del suo karma passato. A maggior ragione questo è il caso di Nichiren che in questa esistenza è nato povero e umile in una famiglia chandala. Benché il mio cuore possa avere un po’ di fede nel Sutra del Loto, il mio corpo ha l’aspetto di un uomo, ma è un corpo animale, concepito dai due fluidi, uno bianco e uno rosso, di un padre e di una madre che si sono nutriti di pesce e pollo. In questo corpo risiede il mio spirito, come la luna riflessa nell’acqua fangosa o l’oro contenuto in una borsa lurida. Poiché il mio cuore crede nel Sutra del Loto, non temo né Brahma né Shakra, ma il mio corpo rimane quello di un animale. A causa di questa disparità fra corpo e mente, è naturale che gli stolti mi disprezzino. Senza dubbio la mia mente, paragonata al corpo, risplende come la luna o l’oro. Chissà quali offese alla Legge ho commesso in passato? Forse ho l’anima del monaco Intento Superiore o lo spirito di Mahadeva. Forse discendo da coloro che schernirono e maledirono il Bodhisattva Mai Sprezzante o sono fra quelli che dimenticarono i semi dell’illuminazione10 piantati nella loro vita. Forse ho qualche legame con i cinquemila arroganti11 o appartengo al terzo gruppo dei discepoli del Budda Grande Saggezza Universale12. È impossibile sondare il proprio karma.

                    Una bella spada si ottiene battendo il ferro incandescente. I santi e i saggi sono messi alla prova dagli insulti. Il mio attuale esilio non è dovuto ad alcun crimine mondano; è per permettermi di espiare in questa esistenza le mie gravi offese passate ed essere libero dai tre cattivi sentieri nell’esistenza futura.

                      Il Sutra del Parinirvana afferma: «Nelle epoche future, ci saranno uomini che si faranno monaci, indosseranno la tonaca e fingeranno di studiare i miei insegnamenti; ma, essendo pigri e negligenti, insulteranno i sutra corretti ed equi. Sappiate che costoro sono i seguaci delle attuali dottrine non buddiste». Chi legge queste parole dovrebbe riflettere a fondo sulla propria pratica; il Budda dice che i preti nostri contemporanei, che indossano la tonaca ma sono pigri e negligenti, sono stati discepoli dei sei maestri non buddisti dei suoi giorni.

                        I seguaci di Honen si fanno chiamare scuola Nembutsu e quelli di Dainichi sono detti scuola Zen. I primi, non solo allontanano le persone dal Sutra del Loto dicendo loro di “scartarlo, chiuderlo, ignorarlo e abbandonarlo”13, ma raccomandano anche di recitare soltanto il nome di Amida, un Budda descritto negli insegnamenti provvisori; i secondi affermano che i veri insegnamenti del Budda sono stati trasmessi al di fuori dei sutra. Essi deridono il Sutra del Loto dicendo che è come un dito che indica la luna o una successione di parole priva di significato. Questi preti devono essere seguaci dei sei maestri non buddisti, rinati soltanto ora nel mondo del Buddismo.

                          Secondo il Sutra del Nirvana, il Budda emanò un fascio di luce che illuminò i centotrentasei inferni sotterranei e rivelò che non vi era rimasto nemmeno un peccatore perché, grazie al capitolo “Durata della vita” del Sutra del Loto, tutti avevano conseguito la Buddità. Purtroppo però, si scoprì che i cosiddetti icchantika, o persone d’incorreggibile miscredenza, che avevano offeso l’insegnamento corretto, vi erano stati trattenuti dai guardiani dell’inferno. Ed essi si sono moltiplicati fino a diventare l’attuale popolazione del Giappone.

                            Poiché Nichiren stesso nel passato ha offeso la Legge, in questa vita è diventato un prete Nembutsu e, per vari anni, si è preso gioco di coloro che praticavano il Sutra del Loto, dicendo che «non una singola persona ha mai ottenuto l’illuminazione»14 [attraverso questo sutra] oppure che «neanche una persona su mille»15 [può essere salvata da esso]. Ora che mi sono risvegliato dall’intossicazione dell’offesa alla Legge, mi sento come un figlio che si è ubriacato e nella sua incoscienza si è divertito a picchiare i propri genitori, ma poi, passata la sbornia, se ne rammarica amaramente. Ma il rimorso non serve a nulla, la sua colpa è estremamente difficile da cancellare. Ancor più profonda sarà la macchia causata dalle passate offese alla Legge! Un sutra afferma che il nero del corvo e il bianco dell’airone sono macchie indelebili lasciate dal karma di esistenze precedenti16. I non buddisti non lo sanno e dicono che è opera della natura.

                              Gli uomini di oggi, quando cerco di salvarli denunciando le loro offese alla Legge, negano adducendo ogni scusa possibile e controbattono con le parole di Honen che ha scritto di chiudere le porte al Sutra del Loto. Non c’è da meravigliarsi che lo facciano i credenti Nembutsu, ma perfino i preti delle scuole Tendai e della Vera parola li appoggiano attivamente.

                                Il sedicesimo e il diciassettesimo giorno del primo mese di quest’anno centinaia di preti e credenti laici Nembutsu e di altre scuole, qui nella provincia di Sado, sono venuti a dibattere con Nichiren. Un capo della scuola Nembutsu, Insho-bo, disse: «L’Onorevole Honen non ha scritto di abbandonare il Sutra del Loto, ha scritto soltanto che tutti dovrebbero recitare il Nembutsu, i cui grandi benefici garantiscono la rinascita nella Pura terra. Persino i preti del Monte Hiei e del tempio Onjo, esiliati in quest’isola, lodano Honen dicendo quanto eccellente sia il suo insegnamento. Come osi confutarlo?». I preti locali sono ancora più ignoranti dei preti Nembutsu di Kamakura. Fanno veramente pietà!

                                  Come sono terribili le offese alla Legge commesse da Nichiren nelle esistenze passate e in quella presente! Dal momento che voi siete nati in questo paese malvagio e siete diventati discepoli di un simile uomo, non so cosa vi potrà succedere. Il Sutra del Parinirvana dice: «Uomini devoti, poiché le persone hanno commesso innumerevoli offese e accumulato molto cattivo karma nel passato, devono aspettarsi di ricevere la retribuzione per tutto ciò che hanno fatto. Potranno venire disprezzate, essere afflitte da un brutto aspetto, mancare di vesti e di cibo, cercare invano la ricchezza, nascere in una famiglia povera e di umile condizione sociale o che nutre opinioni errate, essere perseguitate dal sovrano». Inoltre afferma: «Esse possono andare soggette a varie altre sofferenze o retribuzioni. È grazie ai meriti acquisiti proteggendo la Legge che si può diminuire in questa vita la propria sofferenza e retribuzione». Se non fosse per Nichiren, queste parole del sutra farebbero del Budda un bugiardo. Il sutra afferma: primo, «potranno venire disprezzate»; secondo, potranno «essere afflitte da un brutto aspetto»; terzo, potranno «mancare di vesti», quarto, potranno «mancare di cibo»; quinto, potranno «cercare invano la ricchezza»; sesto, potranno «nascere in una famiglia povera e di umile condizione sociale»; settimo, potranno «nascere in una famiglia che nutre opinioni errate»; ottavo, potranno «essere perseguitati dal sovrano». Solo Nichiren ha sperimentato su di sé tutte e otto queste frasi.

                                    Chi scala un’alta montagna, alla fine deve discenderne. Chi non rispetta gli altri sarà a sua volta disprezzato. Chi critica quelli che hanno un bell’aspetto nascerà brutto. Chi ruba il cibo e le vesti altrui cadrà sicuramente nel mondo degli spiriti affamati. Chi deride una persona che osserva i precetti ed è degna di rispetto nascerà in una famiglia povera e di umile condizione sociale. Chi calunnia una famiglia che abbraccia l’insegnamento corretto nascerà in una famiglia che nutre opinioni errate. Chi ride di coloro che osservano fedelmente i precetti nascerà plebeo e sarà perseguitato dal sovrano. Questa è la legge generale di causa ed effetto.

                                      Tuttavia le mie sofferenze non sono ascrivibili a questa legge causale. Nel passato ho disprezzato i devoti del Sutra del Loto, ho anche messo in ridicolo, ora ­esaltandolo ora denigrandolo, il Sutra del Loto, un sutra splendido come due lune una accanto all’altra, come due stelle congiunte, come due monti Hua17 uno sull’altro, come due gemme unite. È per questo che ho sperimentato le otto sofferenze citate. Di solito esse appaiono una per volta in varie vite, da ora all’infinito futuro, ma poiché Nichiren ha denunciato così severamente i nemici del Sutra del Loto, sono apparse subito tutte insieme. È come il caso di un contadino pesantemente indebitato con l’amministratore del suo villaggio e con altre autorità; finché rimane nel suo villaggio o nella sua zona, invece di accanirsi contro di lui è probabile che gli concedano proroghe di anno in anno. Ma se cerca di andarsene, si precipiteranno da lui a chiedergli che restituisca tutto subito. Perciò il sutra dice: «È grazie ai meriti acquisiti proteggendo la Legge».

                                        Il Sutra del Loto dice: «Ci saranno molte persone ignoranti che ci malediranno e parleranno male di noi; ci attaccheranno con spade e bastoni, con tegole o pietre, […] si rivolgeranno ai sovrani, agli alti dignitari, ai brahmani e ai capifamiglia, [come pure agli altri monaci, calunniandoci e parlando male di noi] […] saremo esiliati più e più volte»18. Se i guardiani dell’inferno non li tormentassero, i condannati non potrebbero [pagare per le proprie colpe e] uscire dall’inferno. Se oggi non ci fossero i governanti e i ministri che mi perseguitano, non potrei espiare le passate offese all’insegnamento corretto.

                                          Nichiren è come il Bodhisattva Mai Sprezzante che visse in tempi remoti e la gente di questa epoca è simile alle quattro categorie di buddisti che lo schernirono e lo maledissero. Le persone sono diverse, ma la causa è la stessa. Le persone che uccidono i loro genitori sono diverse, ma tutte cadono nello stesso inferno di sofferenza incessante. Dal momento che Nichiren sta ponendo la stessa causa di Mai Sprezzante, com’è possibile che non diventi un Budda uguale a Shakyamuni? Inoltre, quelli che adesso lo offendono sono come Bhadrapala19 e gli altri [che maledissero Mai Sprezzante]; saranno torturati nell’inferno Avichi per mille kalpa. Per questo motivo mi fanno tanta pietà e mi domando cosa si può fare per loro. Quelli che dapprima schernirono e maledissero Mai Sprezzante più tardi si convertirono ai suoi insegnamenti e divennero suoi seguaci. Così la maggior parte della colpa per la loro offesa fu espiata ma, per la piccola parte rimasta, dovettero soffrire quanto un uomo che ha ucciso i propri genitori mille volte. Le persone di questa epoca rifiutano assolutamente di pentirsi e perciò, com’è scritto nel capitolo “Parabola e similitudine”, soffriranno nell’inferno per un infinito numero di kalpa e forse addirittura per la durata di tanti kalpa quanti i granelli di polvere di un sistema maggiore di mondi o quanti i granelli di polvere di innumerevoli sistemi maggiori di mondi20.

                                            A parte costoro, ci sono quelli che sembravano credere in Nichiren, ma hanno cominciato a dubitare dopo che l’hanno visto perseguitato. Essi non solo hanno abbandonato il Sutra del Loto, ma si credono tanto saggi da poter istruire Nichiren. La cosa pietosa è che queste persone irragionevoli dovranno soffrire nell’inferno Avichi ancora più a lungo dei credenti Nembutsu.

                                              Un asura sosteneva che per il Budda esistono solo diciotto elementi21 mentre egli ne esponeva diciannove. I maestri non buddisti affermavano che il Budda offriva una sola strada per l’illuminazione, mentre loro ne avevano novantacinque22. Allo stesso modo, i discepoli rinnegati dicono che Nichiren è il loro maestro, ma che è troppo rigido ed essi propagheranno il Sutra del Loto in modo più tranquillo. Sono ridicoli, ridicoli come lucciole che ridono del sole e della luna, come il formicaio che guarda dall’alto in basso il monte Hua, come pozzi o ruscelli che disprezzano il fiume e il grande mare, o come una gazza che si prende gioco di una fenice. Nam-myoho-renge-kyo.

                                                Nichiren

                                                  Il ventesimo giorno del terzo mese del nono anno di Bun’ei (1272), segno ciclico mizunoe-saru

                                                    Ai discepoli di Nichiren e ai sostenitori laici

                                                      C’è pochissima carta per scrivere qui nella provincia di Sado, e scrivervi individualmente richiederebbe troppo tempo. Ma, se anche una sola persona non avesse mie notizie, potrebbe risentirsi. Perciò vorrei che tutti i credenti sinceri si riunissero e si incoraggiassero leggendo insieme questa lettera. Quando un disastro colpisce, i piccoli problemi diventano insignificanti. Non so quanto siano precise le notizie che ho ricevuto, ma di certo ci sarà molto dolore per i morti nelle recenti battaglie. Cosa ne è stato dei preti laici Iwaza e Sakabe? Mandatemi notizie di Kawanobe, Yamashiro, Tokugyo-ji23 e degli altri. Per favore, inviatemi anche Fondamenti di governo dell’era Chen-kuan24, l’antologia di racconti tratti dai classici non buddisti e il resoconto degli insegnamenti trasmessi dalle otto scuole, senza i quali non posso neanche scrivere lettere.

                                                          Cenni Storici

                                                          Nichiren Daishonin scrisse questa lettera nel ventesimo giorno del terzo mese del 1272, circa cinque mesi dopo il suo arrivo sull’isola di Sado dove era stato esiliato. La lettera è indirizzata sia a Toki Jonin, un samurai di alto grado al servizio del signore di Chiba, conestabile della provincia di Shimosa, sia a Saburo Saemon (Shijo Kingo) di Kamakura e ad altri suoi fedeli seguaci.

                                                          Nichiren Daishonin era stato condannato all’esilio nel decimo giorno del decimo mese del 1271, perché accusato di tradimento da Ryokan, il rettore del tempio Gokuraku di Kamakura, e da Hei no Saemon, vice comandante dell’ufficio degli affari politici e militari. Tuttavia, invece di consegnarlo come previsto alla custodia di Homma Shigetsura, vice conestabile di Sado, Hei no Saemon aveva tentato di giustiziare il Daishonin a Tatsunokuchi. In seguito al fallimento dell’esecuzione, i soldati di Homma scortarono il Daishonin fino alla costa del Mar del Giappone, con quasi un mese di ritardo. Dopo un’ulteriore attesa causata dal cattivo tempo, il Daishonin approdò sull’isola di Sado, il ventottesimo giorno del decimo mese.

                                                          Venne condotto all’alloggio assegnato, una cappella in rovina, chiamata Sammai-do, dove visse per i primi cinque mesi esposto al vento gelido e alla neve, che penetravano dalle crepe nei muri e nel tetto, e solo cinque mesi dopo fu trasferito in una dimora meno precaria, a Ichinosawa. Durante l’esilio a Sado, il Daishonin condusse dibattiti con i seguaci della Pura terra e altri preti, e non smise mai di propagare attivamente i suoi insegnamenti. In quel periodo compose due dei suoi principali trattati, L’apertura degli occhi e L’oggetto di culto per l’osservazione della mente. Nel secondo mese del 1274, infine, ottenne la grazia e fece ritorno a Kamakura, il ventiseiesimo giorno del terzo mese.

                                                          In questo scritto il Daishonin dichiara che per conseguire la Buddità bisogna essere disposti a offrire al Buddismo il bene più prezioso che una persona possiede, cioè la propria vita. Afferma poi che il metodo di propagazione noto come shakubuku è il più appropriato per quest’epoca, e che si può conseguire la Buddità solo dedicandosi attivamente a esso. Scrive inoltre di essere “il pilastro, il sole, la luna, lo specchio e gli occhi” e il “padre e la madre” del paese, riferendosi simbolicamente al Budda dell’Ultimo giorno della Legge, perfettamente dotato delle tre virtù di sovrano, maestro e genitore. E ribadisce le profezie già esposte in Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese, rispetto allo sconvolgimento politico e alle violente dispute per il potere all’interno del Giappone.

                                                          Infine, presenta una complessa spiegazione del concetto di karma, affermando che le sue attuali difficoltà derivano dall’aver offeso il Sutra del Loto in una passata esistenza. Usando il proprio esempio, spiega ai suoi discepoli lo spirito e la pratica grazie ai quali è possibile trasformare il proprio karma. Aggiunge che coloro che propagano con decisione il corretto insegnamento del Buddismo affronteranno inevitabilmente opposizioni, ma tali difficoltà rappresentano l’opportunità per cambiare il proprio karma. Infine ammonisce severamente i discepoli rinnegati che criticano e abbandonano la fede, spiegando loro le pesanti conseguenze di tale comportamento e paragonandoli, per la loro visione superficiale, a lucciole che ridono del sole.

                                                          Note

                                                          1. Vedi Il Sutra del Loto, cap. 23, p. 391.
                                                          2. Latte di vacca e latte d’asina: il latte di vacca indica il Sutra del Loto, mentre il latte d’asina, ritenuto un veleno, indica gli altri sutra.
                                                          3. Battaglia di Hoji: battaglia combattuta nel 1247 fra i clan Hojo e la famiglia Miura, con esso imparentata, per il controllo della reggenza e vinta dal clan Hojo. Circa ventisei anni dopo, nel 1272, il governo di Kamakura fu nuovamente turbato da lotte intestine.
                                                          4. Riferimento alle rivolte istigate da Hojo Tokisuke, un influente funzionario di Kyoto, che tentò di rovesciare il fratellastro, il reggente Hojo Tokimune. Gli alleati di Tokisuke a Kamakura furono uccisi dalle forze governative l’undicesimo giorno del secondo mese e Tokisuke stesso fu ucciso a Kyoto il quindicesimo giorno. Il riferimento al “diciassettesimo” è un’informazione imprecisa o un errore nella copia del documento originale.
                                                          5. Sutra del Volto come il loto.
                                                          6. Kanto: in questo caso indica il governo di Kamakura.
                                                          7. Yasuhira: Fujiwara Yasuhira (1155-1189), figlio di Fujiwara Hidehira, signore della provincia di Mutsu, nel Giappone nordorientale. Egli uccise il fratello e usurpò il potere. Poi, per ordine di Minamoto no Yoritomo, shogun di Kamakura, al quale voleva dimostrare la propria lealtà, ne uccise il fratello, Kuro Hogan Yoshitsune. Ma in seguito Yoritomo lo fece condannare a morte per consolidare il suo potere nel Giappone settentrionale.
                                                          8. Il Sutra del Loto, cap. 13, p. 272.
                                                          9. Il Sutra del Loto, cap. 20, p. 368.
                                                          10. Quelli che dimenticarono i semi dell’illuminazione: sono persone che, a causa delle offese alla Legge che hanno commesso, non ricordano di aver ricevuto i semi della Buddità dal Budda Shakyamuni in un passato lontano tanti kalpa quanti i granelli di polvere di innumerevoli sistemi maggiori di mondi.
                                                          11. Cinquemila arroganti: sono le cinquemila persone (monaci, monache, laici e laiche) che, nel capitolo “Espedienti” del Sutra del Loto, convinte «di avere conseguito ciò che non avevano conseguito» (Il Sutra del Loto, cap. 2, p. 73), abbandonarono l’assemblea quando Shakyamuni cominciò a predicare la “sostituzione dei tre veicoli con l’unico veicolo”.
                                                          12. Nel settimo capitolo del Sutra del Loto, “Parabola della città fantasma”, si narra che il Budda Grande Saggezza Universale predicò il Sutra del Loto ai suoi sedici figli in un tempo remoto tanti kalpa quanti i granelli di polvere di un sistema maggiore di mondi. I figli a loro volta predicarono il sutra alle persone, alcune delle quali si convertirono e ottennero l’illuminazione. Il terzo gruppo sono coloro che udirono il Sutra del Loto in quel tempo, ma non si convertirono, né lo fecero in seguito quando rinacquero al tempo del Budda Shakyamuni.
                                                          13. Honen non usa esattamente questa espressione, ma Nichiren estrapola queste parole da Preferire il Nembutsu a qualsiasi altra cosa e le raggruppa insieme.
                                                          14. Tao-ch’o, Raccolta di saggi sul Mondo di Pace e Beatitudine.
                                                          15. Shan-tao, Lode alla rinascita nella Pura terra.
                                                          16. Probabilmente una riformulazione di un passo del Sutra Shuramgama (Sutra della Meditazione risoluta).
                                                          17. Hua: una delle cinque montagne sacre della Cina.
                                                          18. Il Sutra del Loto, cap. 13, pp. 270-272. In realtà, in questo capitolo si fa riferimento solo a “spade e bastoni”. “Tegole o pietre” è un’interpolazione dal ventesimo capitolo “Mai Sprezzante”.
                                                          19. Bhadrapala: capo dei cinquecento bodhisattva che perseguitarono Mai Sprezzante
                                                          20. Vedi Il Sutra del Loto, cap. 3, pp. 125-129.
                                                          21. Diciotto elementi: i sei organi di senso (vista, udito, olfatto, gusto, corpo e mente), i sei oggetti che essi percepiscono e le sei coscienze o funzioni percettive degli organi di senso.
                                                          22. Basato su un passo del Trattato sulla grande perfezione della saggezza. Le “novantacinque strade” probabilmente si riferiscono alle novantacinque scuole non buddiste che esistevano al tempo di Shakyamuni.
                                                          23. Kawanobe, Yamashiro e Tokugyo-ji: seguaci del Daishonin che sarebbero stati imprigionati in una cella sotterranea dopo la persecuzione di Tatsunokuchi.
                                                          24. Fondamenti di governo dell’era Chen-kuan: scritto da Wu Ching durante la dinastia T’ang, analizza i rapporti politici fra imperatore e sudditi nell’era Chen-Kuan (627-649).
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