A Napoli l’evento “Il deserto fiorirà dentro e fuori di noi”

Per il secondo anno a Napoli, il 27 settembre, la Chiesa Valdese ha organizzato un incontro interreligioso, in collaborazione con l’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai che ha messo a disposizione il centro culturale di palazzo Albertini. Insieme a esponenti del Circolo Laudato sì di Napoli, della chiesa Luterana di Napoli, della Chiesa Battista, del Movimento dei Focolari, del tredicesimo circuito delle chiese metodiste e valdesi si è affrontato un dialogo dal titolo “Il deserto fiorirà dentro e fuori di noi. Dialogo e testimonianze di come ogni azione fa il cambiamento”. Le riflessioni sono state accompagnate dalle note, ispirate allo stesso tema, curate dai musicisti dell’associazione Scenari Sonori.


Il tema del deserto è stato considerato sia come luogo esterno sia come luogo interiore. Due aspetti non separati e in ogni caso un potenziale punto di partenza per una reale e profonda trasformazione nella direzione di un progetto di pace.


La pastora Letizia Tomassone, della chiesa valdese di via Dei Cimbri, ha riportato il passo 32 del profeta Isaia in cui si sottolinea che lo spirito di Dio trasformerà la terra deserta in giardino e la giustizia porterà la pace. I germogli della vita sono, magari soffocati, dentro di noi: «Per questo imparare a stare nel deserto, significa aprirci all’ascolto di quanto già vive in noi, in modo che quelle risorse interiori che abbiamo ricevuto diventino foriere di una vita rinnovata».


Thalassia Giaccone del “Circolo Laudato Si’” di Napoli ha condiviso un excursus storico sul senso della parola deserto sottolineando sempre la sua doppia valenza, positiva e negativa. Come aridità o come potenzialità, come solitudine o prospettiva relazionale, invitando a una scelta. La chiave suggerita per ridare vitalità alla spiritualità, per far fiorire un giardino nel deserto, è la gratitudine da estendere anche alle montagne, ai mari e a tutti gli organismi.


Il pastore luterano Alberto Rocchini ha fatto riferimento al testo di Antonella Lumini, L’eterno nel tempo. Dall’homo sapiens all’homo spiritualis che denuncia la necessità di tornare al deserto, nel suo valore creativo, radicale, come punto di origine della nostra umanità.
Due le letture proposte dall’intervento a due voci dei giovani dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai. Davide de Concilio ha sottolineato come la desertificazione, insieme ai cambiamenti climatici, rappresenti una delle principali sfide ambientali anche per la Soka Gakkai, che si impegna attivamente nel promuovere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda ONU 2030. Ha evidenziato, in particolare, come la creatività rappresenti un elemento chiave per trasformare non solo l’aridità ambientale, ma anche quella umana, ispirandosi alla visione proposta dal Maestro Daisaku Ikeda. “Creatività significa spingere con forza la pesante porta d’ingresso della vita, fino ad aprirla del tutto”. (Il fiorire di una forza vitale creativa- Estratti dai discorsi Daisaku Ikeda per l’apertura dell’anno accademico dell’Università Soka – Buddismo e Società 190)


«Anche trasformando un conflitto – sottolinea de Concilio – o incoraggiando una persona è possibile riconoscere quella scintilla creativa che ci permette di trascendere il sé individuale facendo emergere un sé universale e omnicomprensivo». Con un approccio più legato alla sua storia personale Annalisa Di Filippo ha raccontato le difficoltà della quotidianità mettendo in luce l’importanza di ricordare che in ognuno esiste un potenziale.
Emilia Mallardo della Chiesa Evangelica Battista ha raccontato la sua esperienza, di come, grazie a due suoi viaggi, sia germogliato, qualche piccolo fiore di speranza nel suo ‘giardino interiore’ rispetto al pessimismo crescente: un giglio bianco cresciuto tra le dune della spiaggia di Scanzano Ionico le ha ricordato il messaggio di fede dato dalla natura, così come la bellezza dei giardini dei castelli della Loira le hanno fatto riscoprire il potenziale positivo delle mani dell’uomo.


Massimo Finizio, che ha parlato per il movimento dei Focolari, ha ricordato, inoltre, come andare nel deserto abbia significato scoprire in una situazione di aridità di aver bisogno dell’altro. E, condividendo le parole della fondatrice del movimento Chiara Lubich, ha sottolineato di sentirsi pienamente «a casa in ogni luogo dove si dialoga, dove c’è una diversità di opinioni con cui confrontarsi». Un momento che, sottolinea, trascende l’umano.
La lettura delle “Dichiarazioni sul tempo del creato per le chiese cattolico romane, ortodosse e protestanti” da parte di Davide Chiecchi, del Consiglio di Chiesa della Chiesa valdese di Napoli, ha sottolineato l’importanza dell’azione condivisa: “Siamo chiamati a vivere in pace, ad adorare il creatore e a lavorare per una comunità giusta e sostenibile in linea con i piani eterni di Dio. Dobbiamo lavorare assieme e basarci sulla diversità per raggiungere la pace”.


Anche gli interventi della platea hanno restituito l’entusiasmo di un dialogo concreto, rispettoso in cui emergessero pensieri uniti da un intento di pace. L’incontro si è concluso con una benedizione cristiana e un incoraggiamento buddista. Con la promessa di fare di questo un appuntamento annuale, una tradizione da cui ripartire assieme per concrete azioni di pace che, si spera, possano dare concreti frutti.

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