Leggi le pagine di NR 698 dedicate al progetto finanziato dall’8X1000 dell’IBISG con FNOPI

Gli infermieri nel corso della pandemia di Covid-19 svolgono un ruolo fondamentale che ha portato sotto gli occhi di tutti il loro livello di professionalità, ma soprattutto quello di umanità e vicinanza ai cittadini.
Ad oggi, gli infermieri positivi al Coronavirus sono migliaia. È pertanto prioritario sostenere tutti gli infermieri e le loro famiglie colpite da questa drammatica esperienza con una serie di interventi tempestivi e integrativi oltre a quelli già previsti dalla legge e dai decreti governativi.

In questo ambito è stato ideato il progetto #NoiConGliInfermieri dalla Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche (FNOPI), che ha predisposto un regolamento che stabilisce i criteri e le modalità con cui accedere ai contributi.
Questo è uno dei progetti finanziati con l’8×1000 della Soka Gakkai, nell’ambito della “Campagna Covid” a cui sono dedicati i fondi del 2020 (relativi all’anno fiscale 2016).
Tutti i costi amministrativi e di gestione del progetto sono stati solo e unicamente a carico dell’ente organizzatore. Ogni euro raccolto, pertanto, è stato destinato ai potenziali beneficiari del fondo.
Gli interventi hanno avuto un impatto su tutto il territorio italiano.

In queste pagine abbiamo approfondito come si articola il progetto #NoiConGliInfermieri, pensato per sostenere una categoria così importante.
Presentiamo un’intervista a Lorio Izzo, responsabile del progetto, e una testimonianza di Mirko Porru, un infermiere di Milano che ha usufruito del fondo e racconta gli effetti positivi che questo ha avuto nella sua vita.

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#NoiConGliInfermieri

Ne abbiamo parlato con Lorio Izzo, responsabile del progetto #NoiConGliInfermieri ideato dalla Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche (FNOPI) e sostenuto dall’8×1000 dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Quali sono gli effetti positivi che ha generato il progetto di FNOPI #NoiConGliInfermieri, sostenuto anche dall’8×1000 della Soka Gakkai?

Il progetto #NoiConGliInfermieri è stato lanciato dalla FNOPI nell’aprile 2020, in una delle fasi più dure per il nostro Paese e per i nostri iscritti. Gli obiettivi del progetto sono molteplici:

  • Garantire supporto alle famiglie degli infermieri deceduti che, oltre a soffrire la drammatica perdita, affrontano problemi di natura economica e sociale.
  • Aiutare gli infermieri che si sono ammalati e che, successivamente, necessitano di cure mediche, riabilitative e psicologiche non risarcite dal sistema pubblico.
  • Sostenere gli infermieri in quarantena o che, per prevenire la diffusione del virus, sono costretti a vivere lunghi periodi lontano dalla propria casa e dalla propria famiglia, affrontando numerose spese non previste.

In pochi mesi, con il sostegno di piccoli e grandi donatori come l’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, siamo riusciti a erogare i contributi a chi ne avesse diritto da regolamento, grazie al lavoro incessante degli uffici nell’esaminare e smaltire le istanze. L’intero ammontare delle donazioni va a favore degli infermieri e delle loro famiglie: tutti i costi di gestione del progetto, infatti, sono unicamente a carico della FNOPI.

Nell’ultimo anno ci siamo tutti risvegliati alla preziosità del lavoro degli infermieri, che però non può certo ridursi alla fase pandemica che stiamo vivendo. Anche il maestro Daisaku Ikeda, in numerose occasioni, nel corso degli anni ha espresso parole di profonda gratitudine verso tutti gli infermieri. Vorremmo cogliere questa occasione per sottolineare quanto sia indispensabile il loro contributo.

Durante questa pandemia gli infermieri non stanno facendo nulla di diverso da quanto hanno sempre fatto per il nostro servizio sanitario nazionale e per la nostra società in generale.
È tuttavia cambiata la percezione del prezioso lavoro svolto: si è finalmente compreso il ruolo strategico della sanità territoriale e di prossimità che vede e vedrà sempre più gli infermieri protagonisti.
Il mondo intero ha capito le sofferenze, i sacrifici e l’enorme preparazione teorica che accompagnano questa nobile professione.
E, anche grazie alle nostre campagne di comunicazione legate al progetto #NoiConGliInfermieri, siamo riusciti a far passare il concetto che gli operatori sanitari non vanno considerati come eroi… piuttosto come nostri concittadini, con le stesse nostre fragilità e per questo bisognosi di attenzioni e cure nel momento della malattia o, peggio, della morte.
Anche per questo motivo, il Comitato Centrale della FNOPI ha deciso di prorogare almeno fino al 30 giugno 2021 l’azione del Fondo di solidarietà a disposizione dei propri iscritti.

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In prima persona / Con ancora più empatia

Mirko, un infermiere che ha usufruito del fondo di FNOPI, racconta della sua esperienza con il Covid-19 e di come il fondo ha sostenuto la sua vita

Puoi raccontarci la tua esperienza legata al Covid-19? Che impatto ha avuto sul lavoro quotidiano e sulla tua vita quando sei stato costretto alla quarantena?

La malattia ha logorato principalmente l’ambito relazionale. Fortunatamente vivo da solo, e quindi non c’è stato il rischio di propagare l’infezione ai miei cari. Ma non poter lavorare – per me che sono infermiere, abituato a stare in prima linea con le persone con cui lavoro e accanto alle persone che assisto – è stato un duro colpo.
Grazie a internet ho tenuto una finestra aperta sul mondo e questo ha fatto scorrere il tempo più velocemente, ma la quarantena ha inciso sulla qualità di quel tempo e mi ha fatto avvertire per la prima volta il vero peso della solitudine. Questo è stato il sintomo più importante della mia esperienza con il Covid-19.

Quali sono gli effetti positivi che ha avuto nella tua vita il sostegno tramite il fondo di FNOPI sostenuto dall’8×1000 della Soka Gakkai?

Sono iscritto all’Ordine dal 2011, e in tutta onestà non ho mai avuto necessità di contattarlo salvo per alcune informazioni tecniche. La risposta di FNOPI alla mia richiesta, tanto rapida quanto completa, mi ha fatto rendere conto che non sono solo un iscritto, ma un professionista che l’Ordine professionale tutela tempestivamente.
È stato sicuramente un sostegno importante a livello economico, ma non solo: l’adesione degli enti, delle associazioni e dei privati cittadini che, come l’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, hanno contribuito a questa iniziativa, mi ha piacevolmente sorpreso e mi ha dimostrato quanto la mia professione sia apprezzata dalla popolazione.

Con quale atteggiamento sei rientrato a lavoro dopo l’esperienza con il Covid-19? Quali sono le tue determinazioni per il futuro?

Forse per via dell’età (ho 36 anni), di un buono stato di salute, dell’amore per la mia professione o semplicemente di un caso fortunato, questa esperienza non solo non mi ha fermato, ma mi ha permesso di vedere le persone colpite dalla malattia e i loro familiari in modo diverso, con ancora più empatia di quanto il lavoro quotidiano già richiedeva.
Dopo questa esperienza la solitudine per me è diventata palpabile, non solo una parola o uno stato d’animo generico: l’averla vissuta ha aperto un mondo dentro di me. Mi sono quindi offerto per far parte di una équipe Covid domiciliare per l’associazione con cui lavoro.
Negli ultimi mesi, fortunatamente, questa équipe non è più stata necessaria poiché c’è stata una riduzione delle infezioni. Allora ho accettato con il sorriso la proposta di fare i tamponi a domicilio a tutti i pazienti che presentano sintomi che fanno sospettare una positività.
A livello lavorativo il Covid-19 non mi ha spaventato. Mi ha spronato a fare di più, e meglio di prima.