Cop26

La SGI e la SGI-UK hanno preso parte alla Conferenza delle Parti tra le organizzazioni osservatrici al processo dell’UNFCCC (Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici) e hanno dunque potuto inviare una propria delegazione composta da rappresentanti di vari paesi, tra cui l’Italia.
La COP26 si concluderà il 12 novembre, e nell’ambito della Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici ci sono diverse negoziazioni in corso, tra cui la mitigazione, la finanza per il clima, il trasferimento di tecnologie, il controllo della compliance con gli obblighi assunti…
Uno dei filoni su cui la SGI si sta concentrando particolarmente è Action for Climate Empowerment (ACE), un programma di lavoro stabilito nel 2012 che include l’educazione ambientale e la sensibilizzazione della società civile.
Nel corso della prima settimana di negoziazioni è stato adottato un nuovo programma di lavoro chiamato Glasgow ACE Work Programme incentrato sull’educazione e sul diritto alla partecipazione, che prevede un importante piano di azione congiunto.
La SGI ha contribuito alle negoziazioni come una delle organizzazioni osservatrici del processo, fornendo una prospettiva incentrata sul rispetto per i diritti umani.
Parallelamente alla COP, la SGI-UK e il Centre for Applied Buddhism hanno organizzato un ciclo di eventi aperti alla cittadinanza di Glasgow, dall’1 al 7 novembre.
Gli eventi – preziose risorse trasmesse anche in live streaming – hanno approfondito numerose tematiche che vanno dal dialogo interreligioso, alla giustizia climatica, ai giovani e molto altro, allo scopo di coinvolgere la cittadinanza e aumentare la consapevolezza degli individui.
Nella sede dove si sono tenuti questi eventi è stata inaugurata anche la mostra Semi di speranza e di azione (“Seeds of Hope and Action”) realizzata dalla SGI insieme alla Earth Charter International. All’inaugurazione ha partecipato la giovane attivista keniota Elizabeth Wathuti, fondatrice della Green Generation Initiative e premiata nel 2019 come Africa Green Person of the Year, che la mattina stessa aveva presentato il suo discorso alla COP26 di fronte ai capi di Stato al Summit dei leader mondiali.

Il maestro Ikeda ha inviato un messaggio per l’inaugurazione in cui afferma: «Questa mostra presenta le parole della mia cara amica, la defunta Wangari Maathai. Mentre si impegnava nelle sue attività, Maathai sottolineava l’importanza di lavorare con un’energia costruttiva e la comprensione che “il futuro che vogliamo può essere raggiunto solo quando c’è un profondo e personale riconoscimento che siamo noi a doverlo realizzare”. Sento fortemente che condividere questa consapevolezza ed energia con il maggior numero di persone possibile è la chiave del successo. […] Sto pregando sinceramente affinché la COP26 rappresenti un punto di svolta nell’accelerazione del processo verso la neutralità carbonica e apra la strada a un futuro nuovo e migliore per l’umanità».

I rappresentanti della SGI presenti alla COP26, lo scorso 31 ottobre hanno presentato in una conferenza stampa la dichiarazione della SGI sulle tematiche della COP stessa (vedi pag. 7).

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Dichiarazione della SGI

Piantare semi di speranza: un appello buddista per un’azione coraggiosa nell’ambito della giustizia climatica

In occasione della COP26 (26° Conferenza delle parti sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite) la Soka Gakkai Internazionale ha rilasciato la seguente dichiarazione, che si articola in quattro punti principali

La COP26 è un’opportunità cruciale per creare un’autentica solidarietà globale che si traduca in azioni per affrontare il “codice rosso per il clima” che l’umanità ha davanti. Oltre ad accelerare la riduzione dei gas serra, è essenziale che le conclusioni della COP26 non lascino nessuno indietro, potenzino l’educazione e diano più opportunità di leadership ai giovani, rendendoci tutti più consapevoli di ciò che possiamo fare concretamente per piantare semi di speranza e di azione.

1) Affrontare la sofferenza umana

È essenziale che ci occupiamo di quelle sofferenze concrete che già molte persone e famiglie in tutto il mondo stanno vivendo a causa del cambiamento climatico, realtà che spesso vengono oscurate dai dati macroeconomici. Ci vuole compassione per sentire la sofferenza di coloro che sono direttamente colpiti dai molteplici aspetti del cambiamento climatico, ci vuole coraggio per affrontare verità dolorose e ci vuole saggezza per identificare le azioni più adatte, sia a livello individuale sia collettivo, per alleviare questa sofferenza.

Nel nostro approccio la centralità viene data all’ascolto e alla risposta ai bisogni, alle voci e alle prospettive di coloro che sono stati maggiormente colpiti, persone che in genere sono anche più vulnerabili alle diseguaglianze di genere e ad altre forme di discriminazione strutturale.
Non dobbiamo rimanere indifferenti e abbandonare alla propria sofferenza nessun individuo o gruppo di individui. Come ricordano gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs), nel nostro mondo interconnesso, pieno di risorse, di potenzialità umane e creatività, non è accettabile lasciare indietro qualcuno.

Alla COP26 è essenziale che gli Stati parti e i negoziatori:

  • Ascoltino le voci di chi è stato maggiormente colpito fra le popolazioni indigene e del Sud del mondo.
  • Siano disposti ad avere un dialogo coraggioso e aperto e a scoprire verità scomode.
  • Prestino attenzione agli appelli per la giustizia climatica.
  • Facciano corrispondere alle parole azioni coraggiose e ambiziose per mantenere l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5° C.
  • Diano l’esempio e sostengano le richieste di porre obiettivi consistenti di riduzione delle emissioni.
  • Mirino a raggiungere il prima possibile un reale livello zero di emissioni di carbonio e una transizione giusta a livello sociale che reindirizzi tutti gli investimenti dai combustibili fossili alle fonti di energia rinnovabile.
  • Assicurino una salvaguardia del reddito e programmi di formazione per coloro che, nel corso di questa transizione dai combustibili fossili, perderanno il posto di lavoro.
  • Istituiscano aiuti finanziari speciali per coprire i danni e le perdite (loss & damage). Un fondo internazionale “loss & damage” è necessario.
  • Riconoscano pienamente i diritti umani in ogni aspetto delle politiche volte al cambiamento climatico, includendo le misure per salvaguardare i diritti umani previste dall’articolo 6 dell’Accordo di Parigi relativo ai meccanismi di mercato.

2) Educazione ed empowerment

Di vitale importanza è l’educazione alla sostenibilità e alle questioni climatiche, per divenire consapevoli dei legami che sussistono fra i comportamenti umani, l’ambiente e la società. Occorre un’educazione che stimoli la riflessione e l’empowerment, in modo che il peso della conoscenza non diventi un fardello. L’educazione deve alimentare la fiducia nel fatto che ognuno di noi possiede sia il potere che la responsabilità di realizzare un cambiamento positivo su scala globale.

Alla COP26 è essenziale che gli Stati parti e i negoziatori:

  • Rafforzino i sei elementi dell’Azione per l’empowerment climatico (Action for Climate Empowerment, ACE): (1) educazione, (2) formazione, (3) sensibilizzazione dell’opinione pubblica, (4) partecipazione pubblica, (5) pubblico accesso alle informazioni, (6) cooperazione internazionale su questi temi.
  • Adottino un nuovo programma di lavoro basato sui diritti umani, che offra una visione più a lungo termine in linea con l’Agenda 2030 e un piano quinquennale dettagliato che preveda resoconti e monitoraggi regolari.
  • Integrino l’Azione per l’empowerment climatico (ACE) in ogni filone di attività, mondo della finanza incluso, in conformità con la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), e stabiliscano nuove modalità operative per garantire una migliore condivisione delle informazioni e inclusione fra i soggetti interessati sia dei paesi industrializzati sia dei paesi in via di sviluppo (parties and non-party stakeholders), per esempio una unità operativa (task force), un sito internet ACE per la compravendita di beni e servizi (marketplace) e un fondo per i finanziamenti di avviamento (seed fund).

3) Impegno e guida dei giovani

Ascoltare le voci dei giovani non è un “optional”, è l’unica strada ragionevole per andare avanti se siamo davvero preoccupati per il futuro del mondo.

I giovani hanno la perspicacia, la creatività e il coraggio per farci progredire superando le vecchie situazioni di stallo e infondendoci una rinnovata fiducia nel futuro. Dobbiamo investire tutte le nostre energie per renderli consapevoli del loro potere e sostenerli, lavorando insieme per trovare soluzioni ai problemi che abbiamo di fronte.

Alla COP26 è essenziale che gli Stati parti e i negoziatori:

  • Registrino, condividano e amplifichino le voci dei giovani, e in particolare le conclusioni dell’evento Pre-COP “Youth4Climate” e della 16° Conferenza dei giovani (COY16).
  • Diano ai giovani reali opportunità di leadership nelle questioni climatiche.

Per quanto riguarda la prospettiva più ampia dell’ONU è essenziale:

  • Organizzare summit dei giovani, a livello regionale e nazionale, sulle questioni climatiche e altre difficoltà post-COVID che dobbiamo affrontare insieme.
  • Istituire un Consiglio dei giovani ONU che regolarizzi e sostenga l’impegno e la leadership giovanile.
  • Adottare da parte del Consiglio di sicurezza dell’ONU una risoluzione che incoraggi la partecipazione regolare dei giovani alle decisioni che riguardano il clima, simile alla Risoluzione 2250 che esorta gli Stati membri a rafforzare il ruolo dei giovani nelle questioni relative alla pace e alla sicurezza.

4) La società civile assume la guida: piantare semi di speranza e azione

Nella sua Proposta di pace 2020 il presidente Ikeda afferma: «Ognuno e ognuna di noi, a partire da dove si trova adesso, ha il potenziale di diventare artefice del cambiamento verso una società globale sostenibile, e […] ogni azione che compie è un seme di cambiamento, un seme di speranza» (Allegato a BS, 200, 11).

Le implicazioni della crisi climatica sono così profonde e complesse da apparire spaventose e schiaccianti, lasciando nelle persone una sensazione di impotenza e disperazione. Perciò è vitale agire a livello locale in ogni modo possibile.

Inoltre, unirsi agli altri in un’iniziativa collettiva accresce enormemente le nostre capacità e la fiducia nella possibilità di cambiare le cose.

Al di là della COP26 è essenziale che noi, come individui:

  • Nutriamo una “speranza attiva”.
  • Uniamo alla trasformazione interiore a livello personale – per esempio contrastando l’avidità e ampliando la sfera della compassione – azioni a livello locale che affrontino le cause profonde dei problemi.
  • Inseriamo queste piccole azioni in un quadro più grande, come ad esempio coltivando il proprio cibo o piantando alberi, rafforziamo i legami e costruiamo una solidarietà di azione unendoci alle varie associazioni comunitarie locali o online.

Se riusciremo a far sbocciare il potenziale di ogni individuo, a valorizzare il ruolo unico che ognuno può svolgere, la cerchia di persone consapevoli del proprio potere individuale di cambiare le cose aumenterà sempre di più, contribuendo così a tracciare una strada futura più equa e sostenibile per la civiltà umana e per il nostro pianeta.

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