Il 22 novembre si è tenuta la conferenza “No Justice Without Life” presso la sede della Dieta a Tokyo. La conferenza era organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio con la cooperazione del tempio di Seimeizan Shweitzer e il comitato per la pace della Soka Gakkai.
L’evento si è svolto a poche ore dalla visita di Papa Francesco in Giappone.
Durate il suo discorso Mario Marazziti della comunità di Sant’Egidio, co-fondatore della campagna mondiale contro la pena di morte, ha condiviso la speranza che il Papa possa ispirare il Giappone a iniziare a ripensare alla pena di morte. Il Giappone insieme a qualche paese arabo e agli Stati Uniti è uno dei 56 paesi che mantiene la pena capitale, anche conosciuta come pena di morte, per crimini capitali, offese capitali e reati capitali.
Marazziti ha invitato il Giappone a interrompere le esecuzioni l’anno prossimo, l’anno dei giochi olimpici e ha lanciato una proposta per la moratoria olimpica sulla pena di morte del 2020 che è stata sostenuta dall’ambasciata italiana a Tokyo, dal gruppo parlamentare di tutti i partiti che si occupa del futuro della pena di morte in Giappone e dalla federazione giapponese delle associazioni di avvocati.
L’importanza della conferenza è stata sottolineata anche dalla presenza dell’83enne Iwao Hakamada, condannato a morte e sua sorella Hideki.
Hakamada è diventato il simbolo del movimento che si oppone alla pena di morte in Giappone.
L’uomo è protagonista di un caso di cronaca molto noto. Prima condannato in via definitiva, è stato rilasciato nel 2014 a seguito di nuove prove del DNA. Quella sentenza è stata annullata da un tribunale superiore l’anno scorso. Il caso è ora dinanzi alla Corte suprema nipponica.