In Giappone, tradizionalmente, si usa stare in ginocchio (seduti sui polpacci), ma questa posizione non è assolutamente obbligatoria. Chi vuole può usare la sedia, avendo l’attenzione di mantenere la schiena dritta: non avrebbe senso, infatti, provare dolore o fastidio mentre si recita Daimoku e Gongyo. Nel Buddismo esiste il concetto di “adattarsi agli usi e costumi di ogni paese”: ciò significa seguire le consuetudini locali fino a che queste non entrino in contraddizione con l’insegnamento buddista. Perciò, nei paesi in cui non esiste l’usanza di inginocchiarsi non c’è alcun bisogno di seguire questa modalità.
È importante posizionarsi di fronte al Gohonzon con il massimo rispetto e in modo ordinato. Non c’è un punto dell’Oggetto di Culto predefinito dove concentrarsi: ci si concentra dove viene più naturale posare lo sguardo. Si può, ad esempio, guardare verso la parte centrale del mandala dove sono iscritti gli ideogrammi di Nam-myoho-renge-kyo, ma va altrettanto bene osservare per intero l’Oggetto di Culto.
Si recita con gli occhi aperti, ma coloro che hanno problemi con la vista possono recitare Daimoku immaginando il Gohonzon in cuor proprio. In definitiva ciò che conta è la serietà e la profondità della propria preghiera.