Il dialogo interreligioso all’Università di Genova: passato, presente e futuro

L’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai ha partecipato a una giornata di studi dedicata a “Pacem in Terris”, l’enciclica di Papa Giovanni XXIII.

Presso il Dipartimento di scienze politiche e internazionali dell’Università di Genova il 10 dicembre scorso si è tenuta una giornata di studi dal titolo Pacem in Terris. Il dialogo ecumenico e interreligioso ieri, oggi, domani.

La giornata, articolata in diversi panel, è stata dedicata all’enciclica di Papa Giovanni XXIII attraverso la presentazione di un volume a essa dedicato, l’analisi del testo, l’approfondimento del contesto storico e la riflessione sul suo valore nel dialogo religioso contemporaneo. Centrale è stata nella mattinata la tavola rotonda Le religioni a servizio della pace tra passato e futuro a cui l’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai è stato invitato a partecipare.

La tavola, moderata dalla professoressa Elisabetta Colagrossi dell’Università di Genova e Vice Presidente Centro Interdipartimentale di Ricerca sui Fenomeni Religiosi, Migratori e sulle Trasformazioni Territoriali (CIRRMiT), è stata, come sottolineato dalla stessa moderatrice, “una conversazione guidata” da una domanda comune: «Nella vostra tradizione, quale immagine o quale parola essenziale può orientare oggi la riflessione sulla pace?». Questo approccio ha messo in luce la varietà delle prospettive e il loro contributo alla comprensione, anche quando i linguaggi sono diversi, mostrando come i loro patrimoni possano aprire nuove visioni e arricchire la vita comune.

La professoressa Colagrossi ha poi ricordato che “il nostro orizzonte è il presente, con le sue tensioni, ma anche il futuro, il futuro che non potrà essere immaginato senza un lavoro esterno sul linguaggio e sulla capacità di ascoltare. Il futuro esige linguaggi capaci di spiegare l’altro senza solo dire le risposte”. In questo clima i rappresentanti delle varie religioni hanno condiviso tra loro le proprie riflessioni: Don Giuliano Savina, Direttore dell’Ufficio Nazionale per l’Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso della Conferenza Episcopale Italiana (CEI) ha evidenziato l’importanza di passare dal sospetto alla fiducia tramite un lavoro serio di ermeneutica, onestà intellettuale e coerenza invitando a guardare i singoli esseri umani nelle loro biografie e nella collocazione della propria tradizione. Il Rabbino Joseph Levi, Direttore Shemà – Scuola di cultura e studi ebraici, Firenze-Italia, già Rabbino capo di Firenze e della Toscana Centro-Orientale, ha richiamato il ruolo dell’interpretazione biblica, che deve sempre favorire la pace e la dignità dell’essere umano. L’Imam Yahya Pallavicini, Vice Presidente Comunità Religiosa Islamica Italiana (COREIS) ha parlato della pace come armonia tra cuore e anima.

La Pastora Ilenya Goss, Coordinatrice della Commissione per i problemi etici posti dalla scienza – Facoltà Valdese di Teologia-Roma ha declinato la pace come presenza di bene, come relazioni giuste e come responsabilità intesa non solo come parola ma come azione. P. Dionysios Papavasileiou, Vescovo di Kotyeon, Sacra Arcidiocesi Ortodossa d’Italia ha ricordato che la radice dei conflitti è spirituale e che guerra e pace non risiedono fuori dall’uomo ma sono dentro di lui. La Monaca Svamini Shuddhananda Ghiri, Unione Induista Italiana, Sanatana Dharma Samgha, Referente della Commissione scuola e formazione per il Dialogo interreligioso si è soffermata sulla ricchezza della diversità e sull’importanza di apprezzarla per rendere possibile una convivenza pacifica.

Per l’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai ha partecipato Enza Pellecchia che ha ricordato come la pace nasca dal disarmo interiore e dalla “rivoluzione umana” del singolo. Ha inoltre evidenziato come il rispetto della dignità della vita sia il cuore dell’insegnamento del Sutra del Loto e di come l’impegno costante portato avanti dai membri dell’istituto passi dalla preghiera ad una azione concreta nella società come l’impegno per il disarmo nucleare.

Infine, Naim Abid, Comunità Baha’i, dopo aver coinvolto il pubblico in un canto, ha affermato che la pace mondiale non solo è possibile, ma inevitabile nel cammino evolutivo dell’umanità sottolineando l’importanza del lavoro “dal basso”: nei quartieri, nei condomini, nei gruppi locali.

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