Università Fudan, Shangai, (Cina), 9 giugno 1984
Pochi giorni fa all’Università di Pechino ho parlato della forte inclinazione nella civiltà e cultura cinese a dare maggior valore alle conquiste letterarie e artistiche rispetto a quelle associate a ideali marziali. Ho notato come questa tendenza abbia agito come freno per la nazione nell’impegno in attività belliche e militari. Nel tentativo di individuare le origini di questa disposizione del pensiero tradizionale cinese, desidero prendere in esame la visione cinese della storia riguardo agli interrogativi sulla vita dell’essere umano e il suo significato.
Pochi sono i paesi che possono eguagliare la Cina nella profondità del suo interesse per la storia. L’India, per esempio, mostra una mancanza di curiosità a questo riguardo. I cinesi, in confronto, sono stati quasi dei fanatici nello sforzo di analizzare e registrare gli eventi del passato. L’immensa letteratura che ne è risultata è stata ben descritta con l’espressione pittoresca hanniu chongdong, per indicare una quantità di libri così grande da «far sudare i buoi che li trasportano e riempire la casa, in cui vengono riposti, fino al travicello».
Per secoli i cinesi hanno rispettato due proverbi: «Studia il vecchio per capire il nuovo» e «attingi all’antichità per spiegare il presente». Insieme questi esprimono l’inclinazione, per tradizione, a credere che la storia sia uno specchio in cui si riflette il presente, una fiaccola che illumina il nostro tempo.
Sebbene io abbia una conoscenza limitata di quale sia la visione della storia prevalente in Cina oggi, senza dubbio dalla Rivoluzione Cinese in poi l’attenzione è stata riposta sul ruolo dei singoli individui. Il presidente Mao affermò che «Il popolo, solo il popolo, è la forza motrice che crea la storia». Questo commento delinea una visione della storia che pone al centro le persone comuni e i loro interessi. Una tale prospettiva rappresenta un’evidente rottura con quella tradizionale di stampo confuciano, che si concentrava sul ruolo del sovrano e i cui più alti ideali erano incarnati da Yao, Shun e da altre figure dell’antichità dalla mitica saggezza.
Per quanto si possa discutere la visione confuciana della storia, essa è radicata in migliaia di anni di tradizione cinese; non può essere, quindi, cancellata con facilità. è per questo motivo che lo scrittore moderno Lü Xun (che considerava questo tipo di coscienza storica come «cannibalismo») pensava fosse importante per le persone sottoporsi a una rivoluzione del proprio pensiero. Sebbene egli ne riconoscesse la difficoltà, credeva che gli individui dovessero liberarsi dal vecchio modo di pensare obsoleto.
Tradizionalmente esisteva un profondo rispetto per la storia; l’esperienza storica era percepita come uno specchio e una sorgente di luce che rischiara il presente e guida il futuro. Credo che questa eredità positiva sia ancora viva, oggi, in Cina. Ad esempio, i cinesi utilizzano spesso citazioni della letteratura classica nei loro discorsi e negli scritti. La storia sembra detenere un grande significato ed è una realtà vivente nel presente. La visione cinese della storia differisce molto da quella prevalsa in Europa dal XVIII secolo. Qui l’influenza dello storicismo, risalente al XVIII secolo, in particolare, ha contribuito molto ad acuire le differenze tra le due visioni. Lo storicismo ha sicuramente dato un grande contributo con l’enfasi posta sull’oggettività e la necessità di confermare affermazioni e teorie con i fatti. Tuttavia, l’effetto ancora più importante di questo atteggiamento è stato l’oggettivazione della storia stessa. Secondo una scuola di storiografia, si è giunti a considerare la storia come soggetta a proprie leggi e sono state troncate le sue interazioni con gli esseri umani.
Friedrich Nietzsche, che aveva previsto la crisi della civiltà moderna europea, affermò: «Noi utilizziamo la storia a favore della vita e dell’azione; non la utilizziamo per ritirarci facilmente dalla vita e dall’azione e sicuramente non la usiamo per vestire a festa o mascherare una vita che sia egoista o delle azioni che siano codarde o meschine». (1)
Penso che in questa affermazione si possa sostituire il termine «vita» con «essere umano». In tutta la sua vita Nietzsche si batté contro lo stravolgimento dei valori nelle visioni della storia che non tenevano conto delle persone, forza principale dello sviluppo storico. I cinesi per tradizione consideravano la storia come il nutrimento che alimenta la vita e gli esseri umani perché essa sosteneva la creazione di un presente e un futuro migliori. Ciò è ben rappresentato nell’opera dell’antico storico Sima Qian. (2)
Invece di considerare la storia come un processo freddo e impersonale, soggetto a proprie leggi, egli e altri studiosi la prendevano in esame con appassionata soggettività e interesse morale; la loro era una ricerca su come gli esseri umani potessero vivere meglio.
In un famoso brano tratto dal suo voluminoso lavoro, Sima Qian commenta il rapporto tra letteratura e sofferenza umana. Si tratta di parole che non smettono mai di ispirarmi e incoraggiarmi: «Nell’antichità, quando il sovrano dell’Ovest, il re Wen, fu imprigionato a Youli, egli trascorse il suo tempo ampliando il Libro dei cambiamenti; quando Confucio era angosciato tra Chen e Cai, scrisse gli Annali d’autunno e di primavera; quando Qu Yuan fu esiliato, compose la poesia Incontro con la sofferenza; dopo aver perso la vista, Zuo Qui compose le Narrative degli stati; quando gli furono amputati i piedi, Sunzi iniziò l’Arte della guerra; nonostante Lu Buwei fosse bandito a Shu il suo Lü-lan fu tramandato nei secoli; mentre Han Feizi era prigioniero a Qin, egli scrisse Le difficoltà della disputa e Il dolore della solitudine; la maggior parte delle trecento poesie del Libro delle odi fu scritta quando i saggi e i valorosi traboccavano di rabbia e di insoddisfazione». (3)
Sima Qian citò queste opere di storia e letteratura a dimostrazione del ruolo della sofferenza e della persecuzione nella produzione di grandi capolavori. Gli scritti storici come questi trattano della fortuna e della sfortuna dell’umanità, delle sue gioie e sofferenze, delle sue azioni buone e malvagie. Esse mettono in discussione la natura del destino umano in generale e rappresentano una ricerca che approfondisce la condizione umana. Questoleit-motif fluisce lungo le Memorie storiche di Sima Qian.
Quando la storia è utilizzata come una sonda per scrutare il destino degli uomini, la cronaca degli eventi passati non può rimanere indipendente dagli esseri umani, ma ne deve essere coinvolta. La storia, in questo senso, è storia di vita dell’individuo. Nel Buddismo si dice che «tutti gli ottantaquattromila insegnamenti sono il diario quotidiano dell’individuo».
«Ottantaquattromila» è una cifra simbolica che indica un numero molto elevato. La parola «insegnamenti» si riferisce alle varie dottrine che il Budda Shakyamuni ha predicato nel corso della sua vita. Queste innumerevoli dottrine nella loro totalità devono essere considerate come la forza vitale, cioè tutte le parti di un individuo. Quindi, come nella visione cinese della storia, questa prospettiva buddista ha come presupposto che le persone si alzino da sole, indifferenti al biasimo o alla lode, e affrontino con coraggio qualsiasi tipo di destino possa attenderle.
Il flusso della storia non cessa mai. Con le parole di Li Bai (conosciuto anche come Li Po), (4) uno dei maggior i poeti della Cina,«Il cielo e la terra sono la locanda che ospita le diecimila cose della creazione; il tempo è il viaggiatore di centinaia di epoche». è giunto il momento in cui gli esseri umani cessino di accontentarsi di giocare soltanto un ruolo passivo nell’evoluzione della società. è necessario riconoscere l’importanza di un individuo libero e indipendente nella creazione della storia e, allo stesso tempo, instaurare dei legami tra persona e persona tramite movimenti volti a unire tutti i cittadini del globo.
Con il passare del tempo, il mondo si sta trasformando in una singola entità, nel vero senso di questa parola. La Cina, il Giappone o qualsiasi altro paese hanno una storia ben distinta, ma oggi tutti noi siamo passeggeri sull’astronave Terra, di fronte a un comune destino. Da adesso in poi, la storia di ciascuno coincide con quella del mondo nel suo insieme. Per andare incontro al nuovo secolo con speranza e fiducia, per quanto gli eventi possano essere imprevedibili, dobbiamo una volta per tutte imparare a considerare la storia come un dramma in cui le persone ricoprono un ruolo decisivo. Allo stesso tempo, si deve riconoscere che come membri della comunità globale dobbiamo sviluppare un senso di solidarietà degna di cittadini di uno stesso mondo.
Permettetemi di concludere congratulandomi con l’Università Fudan per i suoi ottanta anni di tradizione nella formazione di uomini e donne di talento. è mia speranza, per il bene della Cina e di tutto il mondo, che questa istituzione continui sul suo cammino di ricerca educativa e di attività con sempre maggiore vitalità e successo nel futuro.
NOTE
(1) Friedrich Nietzsche, Niiche Zenshu (Opere Complete di Nietzsche) trad. Yukiyoshi Ogura, Tokyo, Riso Sha Ltd., 1964, vol. 2, pag. 99.
(2) Sima Qian (Ssu-ma Ch’ien, 147 a.C.-87 a.C.), primo grande storico cinese, autore dello Shiji (Shih-chi, Memorie storiche), ponderosa opera che tratta della storia cinese dagli inizi fino al 90 a.C.
(3) Sima Qian, Shiki, trad. Shigeki Kaizuka, Tokyo, Chuokoronsha, 1968, pag. 35.
(4) Li Bai (Li Po, 701-762) è lo scrittore cinese più noto in Occidente per i suoi versi, che ben rappresentano l’età dell’oro della poesia T’ang. Li Bai era il taoista perfetto, innamorato della natura e del vino, della poesia e delle donne. Molte sono le leggende tramandate sulla sua vita: si raccontava che fosse capace di bere un numero esagerato di coppe di vino e si narra che morisse mentre, in barca con alcuni amici di sera, tentò di baciare la luna.