UNA NUOVA STRADA VERSO GLI SCAMBI CULTURALI

Università M. V. Lomonosov, Mosca 27 maggio 1975

Sono passati quasi otto mesi dalla mia ultima visita a Mosca, lo scorso settembre, e non vedevo l’ora di ritrovare le persone che ho conosciuto qui. Quando si parla con sincerità e si fa amicizia, lo scorrere del tempo non può alterare i sentimenti che si nutrono. Un simile legame trascende qualsiasi differenza culturale o politica possa esistere tra le persone.

LA VOLONTÀ UMANA NELLA LETTERATURA RUSSA

Con la fine della servitù della gleba, imposta a lungo da un sistema sociale oppressivo, il popolo russo diede inizio a un nuovo capitolo nella storia della liberazione umana, tramite la sua determinazione e la sua indomabile forza di volontà. (1) Quest’ultima, che credo sia la peculiarità del carattere nazionale russo, si è alimentata e rafforzata grazie alla sua stessa terra. è la forza che ha permesso a questo popolo di creare una grande tradizione di cultura popolare. La letteratura russa cristallizza l’essenza di questa tradizione agli occhi del mondo.
Può sembrare una presunzione da parte mia discutere di tale argomento di fronte a voi, studenti e membri di facoltà dell’Università statale, ma vi chiedo di prendere le mie parole come le riflessioni sincere di un amico di un altro paese.
La più importante caratteristica della vostra tradizione letteraria è il costante interesse verso il contributo che essa può dare alla felicità, alla libertà e alla pace delle persone. L’attività letteraria non è dominio esclusivo di una classe privilegiata. Non può esistere senza abbracciare i tanti individui che soffrono l’oppressione, la fame e la povertà e che, spesso, sono vittime della guerra. In molte nazioni europee la letteratura tendeva a diventare fine a se stessa, limitandosi ad affrontare soltanto alcuni temi. Al contrario, la maggior parte delle opere russe riflette un acuto e profondo interesse nei riguardi dei problemi sociali, dei sentimenti e del destino delle persone comuni.
Quando lessi Bassifondi di Maksim Gorkij (2) per la prima volta, poco dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, rimasi profondamente colpito. In questo dramma, Satin (un personaggio che vive in un mondo di decadenza e degrado) afferma: «Uomo (chelovek), magnifico! Che nobile suono!» In quel periodo avevo diciassette o diciotto anni, un’età in cui si è particolarmente influenzabili, e vivevo in una nazione che era appena stata sconfitta in guerra, una nazione che aveva perso ogni senso del valore. Sebbene ridotti alla fame, io e i miei amici raccoglievamo quei pochi libri sfuggiti ai bombardamenti e li leggevamo con grande passione, alla ricerca di un raggio di speranza per il futuro. Queste poche frasi, tratte dai Bassifondi, ci trasmettevano quella speranza e, da allora, mi hanno sempre accompagnato. Nella parola chelovek è condensato il modo di concepire l’umanità da parte dei russi e mi sono sentito più vicino a Lenin quando, più tardi, appresi che lui e Gorkij erano stati molto amici.
I grandi scrittori russi mettono in evidenza continuamente l’infinita speranza e la fede nel futuro, peculiarità del loro popolo. Questa speranza si è mantenuta viva sotto indicibili oppressioni e amare condizioni di sottomissione forzata. Il mio forte senso di identificazione con la letteratura russa deriva in parte dal suo interesse per la volontà irreprimibile dell’individuo comune. L’organizzazione da me rappresentata, la Soka Gakkai, è un movimento sociale la cui ragione d’essere è proprio il benessere delle persone. Essa promuove, a partire dai diversi desideri dei singoli, un’unica spontanea volontà, fonte di energia per la pace. Il poeta russo Pushkin, la cui condizione sociale gli permise di scrivere ciò che le persone comuni non potevano esprimere a parole, dichiarò che la libertà politica ai suoi tempi era inscindibile dalla liberazione della servitù della gleba. Durante la loro vita Gorkij, Nekrasov, Turgenev, Tolstoj, Checov e altri giganti della letteratura stabilirono legami di amicizia con persone comuni. Per quanto potessero avere origine ed educazione privilegiate, essi non si limitarono mai a ritrarre la vita aristocratica. Al contrario, immancabilmente descrissero l’umanità russa. Questo è vero per personaggi così diversi come Tatjana dell’Eugenio Oneghin di Pushkin e Platon Karataev in Guerra e Pace di Tolstoj.
Cosa avevano in mente gli scrittori quando crearono questi personaggi? Credo che essi stessero cercando oltre i limiti angusti della cultura europea del XIX secolo, al fine di esprimere una speranza – o persino una preghiera – e portare a piena fioritura e liberazione l’umanità nel nostro tempo. Forse fu proprio questa visione a colpire lo scrittore francese André Gide e altri europei che riconobbero nella letteratura russa qualcosa di nobile e umano.
L’interesse russo verso l’umanità non è limitato alle lettere. Esso trovò espressione anche nelle sommosse sollevate da Stjenka Razin (ricordato in alcune canzoni popolari), da Pugachev e nei movimenti di Dekabristj e Narodniki nel XIX secolo. In effetti, il successo della Rivoluzione Russa sarebbe stato impossibile senza accumulare e convogliare tanta energia in direzione della liberazione umana. Desidero credere che questa stessa dedizione alle persone comuni e alla loro libertà continui a fiorire non solo nella letteratura sovietica, ma in tutti gli altri campi della cultura.

L’UMANITÀ, TERRENO FERTILE DELLA LETTERATURA CREATIVA

Una volta, durante una conversazione con un giovane che, come me, nutre una grande passione per la vostra letteratura, abbiamo cercato delle parole che potessero rappresentare i differenti tratti nazionali dei vari popoli. Per il francese abbiamo scelto il termine esprit e per l’inglese humour. Il mio interlocutore ha quindi suggerito che la parola posledovatel’nost’ sarebbe stata la più adatta per il russo. Essa significa «coerenza» o «completezza», il rifiuto di sentirsi soddisfatti fino a quando qualcosa non arrivi a completamento, un desiderio caparbio di raggiungere uno scopo. Questo tratto descrive senza dubbio la natura su cui si fonda la letteratura russa, ma è anche un’idea che, sebbene tipica di questo paese, trascende razza, nazionalità e lingua e dà origine a espressioni commoventi come la parola chelovek nel dramma di Gorkij.
Una simile tradizione non può essere creata dall’oggi al domani. Infatti, la prima testimonianza dell’idea di posledovatel’nost’ risale ad antiche canzoni e racconti orali. Pochi paesi serbano un tesoro di ballate, racconti e proverbi folcloristici come quello russo. La maggior parte di questi proviene dall’eredità popolare. La storia o la ballata spesso narra di un eroe che sfida e sconfigge il male, oppure di contadini che si ribellano alla crudele oppressione dei loro signori. Questi racconti, spesso molto satirici, parlano della terra in cui la tradizione letteraria russa affonda le proprie radici e del forte spirito di resistenza che permise al popolo di rovesciare il regime zarista e respingere gli eserciti di Napoleone e di Hitler.
Lo stesso spirito anima le canzoni popolari in tutto il resto del territorio. Persino i giapponesi conoscono molte di queste canzoni. La musica dei cosacchi e la celebre Canzone dei battellieri del Volga trasmettono molto più del semplice senso di disperazione e di miseria della sottomissione. Esprimono anche la speranza della felicità, persino nel dolore. Entrambe, le musiche e i testi, sono una protesta contro la sofferenza ingiustificata. La Canzone dei battellieri del Volga, come in Uragano di Ostrovskij, afferma che più è profonda la sofferenza, maggiore è la spinta a superarla. Senza forti radici nel terreno nutrito dall’amore dei russi per la canzone, i racconti popolari, l’arte e i capolavori non sarebbero mai fioriti.
Sembra naturale che gli scrittori della Russia prerivoluzionaria, dal profondo della loro coscienza, desiderassero affrontare in modo completo la sofferenza del proprio popolo. I grandi sforzi di questi uomini alla ricerca della verità nella letteratura sono stati per me una fonte di incoraggiamento nel dedicare la mia vita alla creazione di cultura e pace.
Un filosofo francese, una volta, pose la seguente domanda: «Cosa può fare la letteratura per aiutare i bambini che muoiono di fame?» Egli stava mettendo in discussione il valore della letteratura perché mostrava scarso interesse nei confronti delle ineguaglianze sociali, in un mondo in cui l’esistenza umana è minacciata. La sua critica sottolinea la grettezza della letteratura dell’Europa occidentale, le cui tradizioni spesso si chiudono in mondi confinati in se stessi.
Le lettere russe si sono sviluppate all’unisono con il desiderio di felicità, libertà e pace delle persone comuni. Esse rendono superflua la domanda fatta dal filosofo francese. La profonda comprensione della natura umana, riflessa nel lavoro dei maggiori scrittori russi, è profondamente radicata nei singoli individui. Sono questi ultimi che alimentano il carattere e l’etica nazionali.
La letteratura russa non poteva essere creata se separata dal popolo. Nell’arte e negli altri campi della cultura, il particolarismo non necessita un conflitto con l’universalismo. Al contrario, la validità universale può dipendere proprio dalla particolarità nazionale o etnica. In tempi come quelli attuali, in cui urge l’unità mondiale, lo spirito della cultura russa e la sua profonda comprensione dell’umanità devono diventare una forza ispiratrice per tutti i popoli. Questa comprensione contribuirà ampiamente alla qualità degli scambi culturali nel XXI secolo e credo che sia proprio in questo ambito che i giovani russi troveranno la propria missione e responsabilità.

DIFFUSIONE CULTURALE LUNGO LA VIA DELLA SETA

Il titolo di questo mio discorso, Una nuova strada verso gli scambi tra Oriente e Occidente, porta a dei paralleli con la Via della Seta che univa l’Oriente all’Occidente nel lontano passato. Snodandosi tra due regioni continentali di oasi e steppe, la Via della Seta e i suoi tanti tributari permettevano il transito per il commercio. Lungo quelle strade non erano trasportate solo merci; esse costituivano anche un percorso di scambio culturale tra Est e Ovest. Così, la cultura sciita e quella persiana contribuirono in vasta misura alle civiltà più recenti e di altri luoghi, mentre il Buddismo si diffuse a ventaglio dall’India fino a raggiungere quasi tutta l’Asia orientale. Il Cristianesimo e l’Islamismo diedero i loro colori all’arte, all’architettura, alla musica e alle idee in gran parte del mondo. Tutto questo scambio fu favorito dalla Via della Seta. Lungo questa strada le tradizioni culturali del continente eurasiatico sono giunte fino all’arcipelago nipponico.
Nella città di Nara, antica capitale del Giappone, c’è un grande tempio chiamato Todai. Nei pressi di questo, è situata una costruzione detta Shoso-in, in cui è custodita un’ampia varietà di oggetti di immenso interesse storico che risalgono anche a tredici secoli fa. Uno tra i più straordinari reperti è un liuto a cinque corde, decorato con fiori intarsiati di ambra, tartaruga e madreperla. Sull’antico oggetto sono dipinti anche ciottoli e uccellini che volano tra i rami di alcuni alberi tropicali. Questo strumento è una eloquente testimonianza del talento, della capacità e della pazienza dell’artigiano che lo creò.
Si dice che i liuti a quattro corde abbiano avuto origine in Persia. Quello a cinque corde, invece, apparve per la prima volta in India per poi passare, tramite l’Asia centrale, nel regno del Wei del Nord. (3) Pare che in Cina sia stato perfezionato durante la dinastia T’ang. (4) Lo strumento, conservato nello Shoso-in, è di fattura chiaramente persiano-sassanide. Quindi, la sua storia suggerisce il modo in cui sia la cultura della Persia sia quella dell’India viaggiarono lungo la Via della Seta verso la Cina, attraverso i mari, fino a giungere in Giappone. La Via della Seta velocizzò l’incontro tra differenti elementi culturali e stimolò lo sviluppo di nuove culture.
Oltre al liuto, lo Shoso-in conserva, tra i suoi tanti tesori, un’arpa proveniente dalla Mesopotamia, un contenitore in legno decorato dall’Egitto e vetri dall’Impero Romano d’Oriente. Per quanto fossero oggetti di proprietà della classe dirigente, essi sono un esempio del modo in cui avveniva, nel passato, lo scambio culturale, sebbene limitato ai privilegiati.
Quale fu la ragione dell’ampia diffusione culturale che avvenne lungo la Via della Seta? Sicuramente, il commercio e la conquista ne sono le due cause principali, ma credo che un’altra risieda nella natura stessa della cultura in quanto strumento di scambio. Questa è, nella sua essenza, universale, è il respiro che anima le azioni umane. La gioia va al cuore delle persone e determina un’eco armoniosa. Allo stesso modo la cultura è un’attività umana fondamentale che copre le distanze e, ovunque, muove i cuori degli esseri umani.
Credo che questa risonanza tra i cuori degli individui sia un punto di partenza per lo scambio culturale e la base della cultura stessa. La sua natura profonda è l’armonia. Essa è diametralmente opposta alla forza, e in particolare a quella delle armi. Mentre il potere militare minaccia l’umanità e impone il proprio controllo dall’esterno, la cultura, fonte di liberazione, trae origine dalla mente dell’uomo. Inoltre la logica del potere ha come assunto che le nazioni più progredite, a livello economico e militare, conquistino quelle più piccole e deboli. Al contrario, lo scambio culturale richiede un’accettazione positiva del punto di vista altrui, per cui l’autonomia dell’altro è una conditio sine qua non. Infine, il dominio militare è orientato verso la distruzione, mentre la cultura ha come premessa la creatività e rappresenta un prodotto duraturo della vita umana, in un contesto di armonia e autonomia. La fioritura culturale è la strada verso la liberazione e la resistenza all’oppressione militare e politica. Sono convinto che la letteratura russa suggerisca il cammino che porterà a una crescita della civiltà nel futuro.
La Via della Seta fu utile nel promuovere uno scambio tra Oriente e Occidente e lo sviluppo dei territori dell’Asia Centrale. Tuttavia, essa fu gradualmente abbandonata dopo l’VIII secolo, in seguito alla nascita dell’Impero Ottomano e alla devastazione portata dai Mongoli nelle città, uniche oasi lungo questa strada. L’influenza distruttiva del potere bellico sullo sviluppo culturale può essere terrificante. Si afferma che a volte le spedizioni militari stimolino i contatti, ma, come ben sappiamo, una forza armata può essere mortale per la cultura e nell’era moderna la guerra ha il potenziale non solo di devastare, ma addirittura di annullare la civiltà stessa.
Man mano che la Via della Seta divenne più pericolosa da percorrere, gli europei cercarono un’alternativa marittima verso l’Estremo Oriente. Grazie allo sviluppo scientifico, i portoghesi e gli spagnoli riuscirono ad aprire nuove strade verso est, con la circumnavigazione del Capo di Buona speranza, situato sulla punta estrema del continente africano. In questo modo la via terrestre che attraversava l’Asia centrale perse valore e la Via della Seta, un tempo collegamento prezioso tra Est e Ovest, fu abbandonata.

LEGAMI TRA I CUORI

Nel XX secolo i progressi nella tecnologia dei trasporti e delle comunicazioni hanno reso possibile gli spostamenti da un luogo all’altro a grande velocità. Un avvenimento in un paese remoto può diventare pubblico in tutti gli angoli della terra nel corso di una giornata. La tecnologia ha aumentato il volume di scambio tra Oriente e Occidente a un livello mai raggiunto neanche durante l’apogeo della Via della Seta. Tuttavia, resto sempre sgomento di fronte alla vastità delle distanze che ancora separano i cuori, nonostante il miglioramento dei trasporti abbia determinato un accorciamento di quelle geografiche. Sebbene la trasmissione di informazioni e lo scambio di prodotti avvengano su larga scala, le interazioni a livello umano e personale tra le popolazioni sono ancora limitate.
Gli individui che hanno una visione globale della condizione umana riconoscono che il miglior modo per stabilire legami tra il cuore e la mente sia attraverso una rete di comunicazione culturale più ampia possibile. In occasione dei miei viaggi, ho ascoltato persone che, ovunque, nutrono il desiderio di uno scambio tra la cultura orientale e quella occidentale. In nessuna altra epoca storica vi è stata una simile necessità di una Via della Seta spirituale che si estenda lungo tutto il globo e trascenda le barriere nazionali e ideologiche, al fine di unire i popoli a un livello più profondo.
L’interazione culturale, che sia una manifestazione spontanea della volontà popolare, sarà in grado di trasformare il sospetto in fiducia, convertire l’ostilità in comprensione e distogliere il mondo dai conflitti, in direzione di una pace duratura. Troppo spesso la storia è stata testimone dello scioglimento, dall’oggi al domani, di accordi stabiliti esclusivamente a livello governativo. Le tragiche guerre, provocate dai fallimenti politici, non si devono più ripetere.
Alcuni riconoscono sinceramente dei fondamenti storici nei conflitti nazionali ed etnici. Simili antagonismi ancora persistono, ma si basano sull’illusione. Di recente, ho letto l’autobiografia di Melina Mercuri, un’attrice greca famosa a livello internazionale, che fin da piccola aveva considerato i turchi come nemici. In occasione di un suo viaggio a Nicosia, nell’isola di Cipro, per delle riprese, ella trovò la città divisa in quartieri greci e turchi, separati da posti di blocco, che l’artista aveva però il permesso di superare. Di frequente, dei greci le affidavano messaggi o doni per turchi residenti in un’altra zona. E con il tempo, anche i turchi iniziarono a chiederle simili commissioni e di portare lettere o altre cose agli amici della parte greca. Dopo aver riflettuto su questa esperienza, la Mercuri disse: «Questi due gruppi possono essere amici. Ai governi conviene fomentare l’ostilità tra loro; ma se fossero lasciati a se stessi, greci e turchi, insieme, sarebbero in grado di vivere in pace».
Sebbene possa sembrare difficile sottrarsi a condizioni determinate dalla storia, le popolazioni oggigiorno non hanno alcun dovere di assumersi la responsabilità dei conflitti dei loro antenati. Quando un individuo riconosce l’umanità dell’altro, le mura che a lungo li hanno separati crollano. Mi rivolgo, dunque, a ognuno di voi, presenti qui in questo momento: noi ci stiamo impegnando in uno scambio, fondato sulla nostra amicizia e sulla condivisione del desiderio di pace.
Sono convinto che anche i problemi più difficili e all’apparenza insolubili possano essere risolti pacificamente, senza ricorso alle armi, se affrontati a livello umano. Nessuno, per quanto potente, ha il diritto di infiammare un gruppo contro l’altro o provocare uno spargimento di sangue. Permettetemi di ripetere che la parola chelovek, nel senso in cui è usata nella storia di Gorkij, deve trasformarsi in un grido di pace e di unità dell’umanità. A tal fine, e per costruire una pace duratura, sostengo la necessità urgente di una Via della Seta spirituale che unisca i cuori dei popoli di Oriente e Occidente.
Dal punto di vista pratico, come si dovrebbe promuovere un simile legame? Il nostro mondo è diviso in nazioni avanzate dal punto di vista industriale, da una parte, e da un vasto numero di paesi a diversi stadi di sviluppo, dall’altra. Oggi, una questione importante è quella di trovare modi di stimolare le relazioni tra questi due raggruppamenti. Gli economisti e i politologi definiscono tale situazione come «la questione Nord-Sud», riferendosi alle disparità tra paesi «ricchi» dell’emisfero nord e quelli «non ricchi» dell’emisfero sud. Ovviamente, ciascuna nazione considera la situazione dal proprio punto di vista.
Ho prima accennato alle relazioni tra Oriente e Occidente. Non mi riferisco ai rapporti tra paesi comunisti e capitalisti, ma agli scambi tra le culture occidentali e quelle non occidentali. Allo stesso modo, nel trattare la «questione Nord – Sud», non desidero prendere in esame i sistemi sociali. Non si devono confondere i sistemi politici o economici con l’eredità culturale. A meno che non sia chiarita questa distinzione, la natura fondamentale delle culture coinvolte corre il rischio di essere fraintesa, fino a impedire uno scambio fruttuoso.
La distinzione tra un Nord «ricco» e un Sud «non ricco» si basa interamente sull’economia. Tuttavia, lo sviluppo industriale non è prova del valore di una cultura. Al contrario, i paesi che stanno ancora progredendo da un punto di vista economico sono portatori di una civiltà fiorente e complessa quanto le nazioni che li superano in ricchezza e potere. Sarebbe auspicabile utilizzare standard diversi da quelli economici per valutare i progressi di una popolazione. Per esempio, cosa scopriremmo se esaminassimo le nazioni in termini di conseguimenti nel campo della musica? Da un punto di vista non economico della cultura umana, le nazioni «sviluppate» potrebbero apparire meno avanzate rispetto ad altre, oggi considerate in «via di sviluppo». Si potrebbe ottenere un’istantanea più varia e dettagliata del pianeta azzurro e dei suoi quattro miliardi di abitanti se si prendessero in esame l’arte, la religione, le tradizioni, gli stili di vita e la psicologia delle persone. La distinzione tra paesi industrializzati e quelli non industrializzati non avrebbe più senso. Oggigiorno, i rapporti tra le nazioni dell’emisfero Nord e quelle dell’emisfero Sud non possono essere designati in termini di «scambio». Troppo spesso si tratta di relazioni unilaterali, tanto dominate dal Nord da poter essere definite un’aggressione economica o culturale.

VERSO UNA VIA DELLA SETA SPIRITUALE ATTRAVERSO TUTTO IL GLOBO

Lo scambio culturale può unire le persone ovunque: può essere come la corda di un liuto, le cui vibrazioni armoniose fanno eco nei cuori di tutti. Comunque, non si può raggiungere una simile armonia senza un reciproco riconoscimento dell’eguaglianza. Le invasioni culturali unilaterali piantano il seme pericoloso dell’orgoglio in coloro che trasmettono le conoscenze e riempiono i cuori di chi le riceve con senso di inferiorità o odio. Lo scambio sincero può aver luogo solo quando i singoli si avvicinano l’un l’altro con uno spirito di uguaglianza, rispetto e apprezzamento delle altrui culture. Quando si guarderà il mondo in questo modo, avremo costruito una nuova Via della Seta spirituale che unirà l’Oriente con l’Occidente, il Nord con il Sud, in uno spirito di fiducia e rispetto.
L’Unione Sovietica è un esempio istruttivo di come costruire ponti attraverso le culture dell’Est e dell’Ovest e di come stimolare uno scambio positivo tra Nord e Sud. Ciò è dovuto in parte all’interpretazione profonda e unica della natura umana dei sovietici. Anche la geografia riveste un ruolo importante poiché l’ URSS è situata all’incrocio tra Oriente e Occidente. L’esperimento sovietico di unificare quindici differenti repubbliche, tutte a diversi livelli di sviluppo economico, in una singola nazione, rappresenta un altro valido esempio di scambio culturale tra Nord e Sud. Infatti, le centoventisei popolazioni che includono i russi, gli ucraini e molti altri popoli asiatici, rendono questa nazione un crogiolo in cui differenti culture e razze hanno trovato un’armonia senza sacrificare la propria identità.
L’Unione Sovietica, oggigiorno, differisce dalla Russia dei tempi degli zar. Sotto questi ultimi, l’élite al governo incoraggiava i conflitti tra i gruppi per interesse politico. Al contrario, una delle prime misure prese dal governo dopo la rivoluzione fu quella di proclamare la parità di diritti per tutte le popolazioni dell’Unione a dispetto dell’identità etnica o del livello economico. In occasione della fondazione dell’Unione Sovietica, Lenin affermò che sperava in una federazione di nazioni, basata sul libero arbitrio, la totale fiducia e un forte senso di fratellanza. Persino nel XIX secolo le popolazioni della Russia avevano già preso coscienza della necessità di mettere in contatto gli ambiti culturali di Oriente e Occidente. Sotto gli zar, lo studio delle culture orientali era particolarmente progredito. Poco dopo la rivoluzione, l’opera completa del poeta indiano Rabindranath Tagore fu tradotta in russo. A dire il vero, l’opposizione storica tra occidentalizzazione e slavofilia potrebbe aver tratto origine dal riconoscimento di una possibile unità tra Oriente e Occidente. Così, l’Unione Sovietica detiene una posizione unica per comprendere la sensibilità di entrambe Asia ed Europa, del progredito Nord e del progredito Sud. Per questa ragione essa ha la grande missione di promuovere lo scambio culturale.
Mi aspetto grandi cose dal desiderio di pace del popolo sovietico. Per lungo tempo, esso ha coltivato un profondo spirito di resistenza contro l’oppressione, che gli ha permesso di resistere a due secoli di distruzione e conquista da parte delle tribù mongole all’inizio del 1200 e di dargli la forza di respingere le invasioni dei cavalieri teutonici, degli svedesi, e degli eserciti di Napoleone. Tale spirito ha infine reso possibile la sopravvivenza alle devastazioni portate dalle armate di Hitler. Lo spirito di resistenza ha radicato un puro desiderio di pace nei cuori dei sovietici.
Nutro la speranza che questi ultimi si assumano la responsabilità di creare una Via della Seta spirituale e instaurino legami tra il cuore e la mente con le altre popolazioni del mondo. Sono sicuro che essi faranno appello alle proprie tradizioni pacifiche nello sforzo di stabilire una pace duratura. A mio nome e in nome della Soka Gakkai, prometto che faremo del nostro meglio per incoraggiare lo scambio culturale a livello non governativo. Dedicherò il resto della mia esistenza alla promozione di questo tipo di attività e sono sicuro che il nostro comune impegno ci farà incontrare nuovamente in futuro.

NOTE
(1) Nel 1975, al momento in cui questo discorso fu redatto, la Russia era ancora parte dell’Unione Sovietica. Abbiamo mantenuto i vari riferimenti dell’autore ai russi e alla loro letteratura per trasmettere l’enfasi storica da lui posta sul passato e sulle idee che hanno infuso forza alla cultura sovietica in generale.
(2) Maksim Gorkij (1868-1936): la sua opera è vastissima e la sua popolarità era dovuta non solo alla realtà che egli evocava nei suoi scritti, ma anche al fatto che l’autore stesso era appartenuto a quel mondo da lui descritto con lucidità e penetrazione. Tra i suoi capolavori ricordiamo Tra gli uominiLa madreLa confessione.
(3) Tra il 445 e il 221 a.C. vi è una fase della storia cinese conosciuta come quella dei Regni Combattenti per le lotte intense e continue tra i var i stati che si andavano formando e raggruppando. I principali regni combattenti furono: Yen nell’Hopeh, Chao tra l’Hopeh e lo Shansi, Ch’i nello Shantung settentrionale, Lu in quello meridionale, Ch’in nello Shensi occidentale, Ch’u nella media valle e, infine, il Wei nella valle centrale del Fiume Giallo.
(4) Li Yuan, un comandante militare dei Sui, fondò nel 618 la dinastia T’ang e segnò così, per la Cina, l’inizio di uno dei più prosperi periodi della sua storia.

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