In alcune tradizioni buddiste il Budda è presentato come un essere sovrumano, le cui capacità e saggezza vanno decisamente oltre la portata della gente comune. Il Sutra del Loto rivela invece che non esiste separazione tra la vita di un Budda e quella di una persona comune.
Il Budda è una persona che ha manifestato e perfezionato il suo stato vitale interiore al punto che le qualità di saggezza, compassione, energia vitale e coraggio sono pienamente realizzate. Nichiren Daishonin spiegò questo principio affermando: «Quando una persona è illusa, è chiamata essere comune, quando è illuminata è chiamata Budda».
Il Sutra del Loto presenta i Dieci fattori per definire la realtà fondamentale della vita. Nel secondo capitolo Hoben (Espedienti) si legge: «La vera entità di tutti i fenomeni può essere compresa e condivisa solo tra Budda. Questa realtà consiste di: aspetto, natura, entità, potere, azione, causa (interna), relazione, effetto (latente), retribuzione e della loro coerenza dall’inizio alla fine».
I Dieci fattori sono comuni a tutti gli esseri viventi, in ognuno dei Dieci stati vitali, da Inferno a Buddità. «Dire che tutti gli esseri dei Dieci mondi possiedono i Dieci fattori – spiega Daisaku ikeda – equivale a dire che, visti con l’occhio del Budda, non c’è alcuna differenza tra la vita del Budda e la nostra vita. L’Illuminazione di tutte le persone, quindi, è certezza».
I Dieci fattori forniscono una sorta di guida per analizzare le componenti essenziali che costituiscono la vita intera.
Nessuno può dire di non avere un “aspetto”, altrimenti sarebbe invisibile. Allo stesso modo, nessuno può sostenere di non avere una personalità, o energia, o di non compiere alcuna attività. Fin tanto che siamo vivi, manifestiamo i Dieci fattori. Tutti abbiamo un’identità fisica costituita dalla nostra fisionomia, postura e così via (“aspetto”) e una “natura” (gli aspetti invisibili del carattere come l’irascibilità, la gentilezza o la riservatezza). La nostra “entità”, (o identità fondamentale), è composta invece dall’inseparabilità di questi due aspetti.
Il “potere” è la forza o energia vitale potenziale che ci permette portare avanti le cose, e l’”azione” è l’impulso che si produce quando viene attivato questo potere latente. La “causa (interna)” consiste nelle possibilità inerenti alla nostra vita e nelle tendenze karmiche interiori: la direzione che abbiamo creato attraverso i pensieri, le parole e le azioni fatti in passato. La “relazione” è la causa esterna che favorisce, provoca e attiva la causa interna. L’”effetto (latente)” è il risultato prodotto simultaneamente nella profondità della vita a seguito di questa interazione, mentre la “retribuzione” è il risultato visibile dall’esterno che appare col tempo. La “coerenza dall’inizio alla fine” significa che tutti questi nove fattori operano in perfetta armonia nell’esprimere il nostro stato vitale di momento in momento. Nel caso di un tumore, per esempio, la “causa (interna)” potrebbe essere il “potenziale” genetico che fa sviluppare la malattia. Attraverso l’azione di una causa esterna – uno stile di vita malsano, stressante, l’esposizione a radiazioni o altro, la “miccia” genetica viene innescata (effetto latente), fino a moltiplicarsi (effetto manifesto) manifestando i sintomi. Il processo prosegue attraverso i restanti fattori portando la persona a cadere in una grande sofferenza (stato d’inferno). Ma la stessa poi – decidendo di affrontare la malattia e di guarire – può sperimentare addirittura uno stato di gioia, che si manifesterà in modo coerente ed armonico attraverso tutti i Dieci fattori.
I Dieci fattori possono essere usati come uno schema per analizzare una data situazione. Osservandola attraverso questa prospettiva può risultare più facile individuare la radice di una sofferenza e innescare – attraverso la pratica buddista – un processo di trasformazione positiva. I Dieci fattori fanno parte del più ampio impianto teorico denominato “Tremila regni in un singolo istante di vita” (ichinen sanzen).
A un livello più profondo, Nichiren Daishonin spiega che i Dieci fattori sono la manifestazione della fondamentale, creativa e compassionevole vita dell’universo, che egli espresse come Legge mistica o Myoho-renge-kyo. Vedere in ogni fenomeno la manifestazione della Legge mistica della vita vuol dire percepire ciò che il Sutra del Loto chiama il “vero aspetto di tutti i fenomeni”.
Questa verità non giustifica un atteggiamento passivo verso la vita. Non è corretto affermare che una persona è un Budda così com’è, anche se non fa sforzi o non si impegna a migliorarsi. Limitarsi a dire che la realtà, con i suoi problemi e sofferenze, è di per sé la vera entità che manifesta la vita illuminata dell’universo non porta ad alcun miglioramento nella vita delle persone o della società.
Il “vero aspetto” dovrebbe piuttosto essere interpretato come un potenziale da realizzare. Nichiren Daishonin insegnò che non è sufficiente essere consapevoli a livello teorico del vero aspetto delle nostre vite, al contrario esortava i suoi discepoli a impegnarsi nella pratica buddista calandosi profondamente nella realtà in cui vivevano, senza estraniarsi da essa. È trasformando noi stessi e il nostro ambiente, evidenziandone il potenziale positivo, che riveliamo il vero aspetto di tutti i fenomeni – lo stato di Buddità – nella nostra vita.