Sviluppare la qualità del coraggio è essenziale per qualunque traguardo si voglia raggiungere nella vita. In ogni tipo di impresa è necessario avere coraggio per poter agire e, indipendentemente dall’ambito considerato, di solito sono le persone coraggiose che raggiungono i propri obiettivi e realizzano i propri sogni.
Ma il coraggio non è necessariamente un comportamento eroico in un momento di pericolo: può anche essere lo sforzo costante e discreto di fare ciò che riteniamo giusto.

Nel Buddismo il coraggio, o l’audacia, sono estremamente apprezzati. In una delle sue lettere Nichiren Daishonin esorta così i suoi seguaci: «Non dovresti sentire la minima paura nel cuore.[…] è la mancanza di coraggio che gli impedisce di conseguire la Buddità» (I tre ostacoli e i quattro demoni, RSND, 1, 568). Il Buddismo nasce dagli insegnamenti di Shakyamuni circa 2.500 anni fa e la dottrina del Daishonin si basa specificamente sui principi del Sutra del Loto. Il Sutra del Loto insegna che ogni individuo ha un potenziale infinito e che, attraverso una pratica sincera, ognuno può manifestare questo potenziale per far sbocciare la propria enorme creatività e contribuire ad arricchire la società.
Anche se razionalmente sappiamo di avere grandi possibilità, se non abbiamo il coraggio di agire in base a questa consapevolezza, il nostro potenziale rimarrà inespresso. Il Buddismo insegna anche che gli sforzi che facciamo per allargare e sviluppare la nostra vita si scontreranno inevitabilmente con delle resistenze, sia interne sia esterne, a volte molto forti. Ma è perseverando nonostante gli ostacoli e sconfiggendoli che siamo in grado di schiudere il forziere delle nostre possibilità e di manifestare la nostra illuminazione innata.

Questo processo ovviamente richiede coraggio, ma anche fede. La pratica buddista è un esercizio costante di fede (che in ultima analisi vuol dire fiducia in noi stessi) in mezzo alla dura realtà quotidiana. Inoltre si basa sulla comprensione che la trasformazione positiva della nostra vita trasformerà analogamente la più vasta rete della vita di cui siamo parte.
Gli insegnamenti buddisti danno molta importanza alla saggezza ed è evidente quanto la semplice mancanza di saggezza sia la causa di molti dei problemi che affliggono l’umanità, sia a livello locale, sia globale. Spesso però è una più fondamentale mancanza di coraggio che impedisce alle persone, e soprattutto a chi ha un ruolo di vertice, di agire secondo coscienza; quindi è la mancanza di coraggio all’origine di gran parte della sofferenza non solo degli individui ma anche delle società.

Strettamente legata all’esercizio del coraggio è la convinzione: convinzione nel diritto e nella possibilità di ciascuno di noi e degli altri di essere felici, liberi e realizzati. Questa convinzione è la base della giustizia sociale ed è il concetto centrale su cui si fonda il Buddismo. È l’impegno forte e risoluto verso questa idea che rende il Budda intrepido.
Il Buddismo considera perciò il coraggio come un elemento essenziale dell’agire compassionevole per aiutare gli altri, oltre che fattore indispensabile per riuscire a cambiare la nostra vita.
Molte persone vivono paralizzate dalla paura, apparentemente incapaci di fare un solo passo per sbloccare una situazione o per manifestare il proprio autentico potenziale. Il grado e il tipo di difficoltà variano da persona a persona e ciò che a qualcuno può sembrare semplice può essere percepito da altri come schiacciante e insormontabile. Ma il processo per raccogliere il coraggio necessario ad agire è sempre lo stesso, indipendentemente dalla portata del problema.

Inoltre, man mano che attingiamo a questa risorsa di coraggio nella vita quotidiana, affrontando intrepidamente le sfide immediate, trasformiamo positivamente non solo la nostra vita, ma anche l’ambiente in cui viviamo.
Le potenzialità trasformative del coraggio sono sempre presenti dentro e intorno a noi. Come dice Daisaku Ikeda: «Le piccole cose sono importanti. Ciò che può sembrare un piccolo atto di coraggio è comunque coraggio. L’importante è la volontà di fare ancora un altro passo».

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